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PEARL JAM-discografia-ecc...., traduzione -testi-interviste

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view post Posted on 18/10/2006, 14:57
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mitico ottimo lavoro........
a me l'ultimo ep non mi piace e nel leggere i testi .....troppa politica.........mi piace ancor meno........
cmq sei grande!!!!!!
 
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marco.eddie
view post Posted on 18/10/2006, 16:55




grazie ^_^ ^_^
 
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view post Posted on 18/10/2006, 17:18
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marco se ai delle interviste tradotte in italiano dei p.jam perche non apri un topic e le metti.......
 
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marco.eddie
view post Posted on 20/10/2006, 11:21




...INTERVISTE E DICHIARAZIONI
I Pearl sui loro fans / frecciatine dal vivo agli spettatori
“so il mio nome e se sapessi anche il vostro vi direi di chiudere quella cazzo di bocca!”
(Ed da l vivo – Atlanta GA – 4/94)
“sai cosa? Penso che sia un grande onore che le persone dicano che siamo la loro band preferita. La gente dovrebbe sapere che significa molto per me”
(intervista a Ed – Spin – 1/95)

“se vi fidate di me, se volete ascoltarmi...ma non dovete per forza...parlando per esperienza vi dico che le cose cambiano. Potete credermi, anche se non dovete per forza. Non cambiano per forza a meno che non siate voi a cambiarle. Il modo migliore per cambiare qualcosa che è intorno a voi, qualcosa che non vi piace, è cambiare voi stessi. E non penso che vogliate che altre persone vi cambino, penso che la persona che può cambiarvi siete voi stessi. Quindi se non siete felici, se leggete sulle riviste della Generazione X e pensate “sì, sono uno di loro” beh, affanculo. Non lasciate che nessuno vi dica chi siete. No, no. Nessuno può dirmi chi sono. Io posso dirvi chi sono, ma sarebbe una lunga storia. Potrei dirvi chi sono ma non basterebbe un Rolling Stone. Non basterebbe un video...è la mia vita, è la vostra vita. Siete gli unici a sapere chi siete. Spero che sappiate chi siete. Se non lo sapete, scopritelo. Perchè siete qualcuno. E probabilmente sto dicendo cose ovvie, ma ho pensato di farlo comunque. Quindi se pensate di avere un pezzo di nastro adesivo attaccato sulla vostra bocca, se pensate di non poter esprimervi, strappatevelo, parlate, dite quello che pensate, gridatelo, fateglielo sentire, gridatelo...”
“Ed dal vivo (durante Porch) – Randall’s Island, NY – 9/96)

“quello che è veramente triste di tutta la storia è che Beth ed io siamo il genere di peronse che ameremmo portare dei ragazzi, dei fans in casa nostra, sai, farli sedere e mettere su un disco sul nostro jukebox, quel genere di cose, ma non possiamo farlo adesso”
(intervista a Ed – Spin Magazine – 2/97)

“era la prima cosa alla mattina. Cercavo di arrivare prima che iniziassero a far entrare le persone...quindi era realmente come vedere l’evento, vedere lo show partire da zero, e mi ricordo che ero là con un paio di Vans e i calzoncini corti e una maglietta e mi sentivo come vulnerabile e tutti erano veramente rispettosi del mio spazio e mi stupivano di come tutti fossero disponibili ad ascoltare. È sempre toccante quando tu vuoi suggerire a qualcuno un problema su cui riflettere. Non dovrebbe esserlo ma lo è. Sai, la gente cerca sempre di infilare miti e bugie nel cervello degli altri, ed ecco qualcosa che è vero eppure tu non vuoi far parte dell’altra....di tutto il resto dell0’inquinamento là fuori. E loro erano come...tutti quelli con cui ho parlato erano veramente responsabili e aperti, credo che la cosa principale fosse vedere le loro band preferite e vedere cosa sarebbe potuto succedere musicalmente quel giorno, ma tutti erano veramente aperti e questo fu incoraggiante. È stato bello stare sull’erba con loro, sai, parlare con loro guardarli negli occhi piuttosto che immaginarsi come sarebbe stato stando sul palco o qualcosa del genere senza sapere realmente...è stato...sono stato scioccato da quell’esperienza, sai. Mi ha dato molta speranza e molta fiducia nel fatto che questa non è certo la generazione di buoni a nulla che è dipinta dai media”
(intervista a Ed – trasmissione TFC – 12/97)

“non sono sicuro di quello che hai detto, ma tu vuoi una mia scelta, il mio drink o il mio pisello (gioco di parole tra pick, drink e dick, NdA). Ora, ho delle scelte, e ho un po’ di birre, ma ho un pisello solo e me lo tengo così avrò qualcosa da fare in queste città fottutamente noiose come Kinoxville”
(Ed dal vivo– Knoxville, TN – 9/98)

“faccio musica per il bene della musica, e sono fiero della mia audience”
(intervista a Ed – New York Daily News – 8/99)

“mi piace che la gente analizzi il mio lavoro. Sono contento del fatto che a qualcuno interessi abbastanza da approfondire così tanto la cosa”
(intervista a Ed – New York Daily News – 8/99)

“se puoi dare la carica alle persone che ti ascoltano affinchè affrontino i loro problemi e capiscano le loro libertà, allora è una cosa veramente positive. Come artista, penso che tu abbia una responsabilità”
(intervista a Ed – New York Daily News – 8/99)

“ovviamente abbiamo rispetto per il pubblico. È quello che penso ogni volta che faccio parte del pubblico, sia ad uno spettacolo teatrale che nel vedere un film che nel leggere. Mi sento insultato se non sono rispettato come membro del pubblico”
(intervista a Ed – Sonicnet – 4/00)

“l’unico motivo per cui voi fate il coro con il mio nome è perchè sono l’unico nella band con un nome di due sillabe. Noi chiamiamo Stone Stoney. Così potreste cantarlo: “Stone-y, Stone-y”
(Ed dal vivo)

“non capisco se mi stai dicendo “ti amo” o “vaffanculo!””
(Ed dal vivo)

“voi non mi amate. Amate quello che credete che io sia e l’immagine che vi siete creati nelle vostre menti”
(Ed dal vivo)

I Pearl Jam sulla Breath Campaing (campagna di alcuni fans durante il tour del ’98 che si presentavano ai concerti con dei cartelli che chiedevano alla band di suonare Breath, NdA)
“la prossima canzone (Elderly Woman) contiene la parola “breath” se la cosa può servire...”
(Ed dal vivo – East Rutherford, NJ – 9/98)
“sì, stavo cercando di imparare a suonarla ma qualcuno mi ha fatto ingoiare una bottiglia di Viagra e mi ha tenuto occupato con qualcos’altro sei volte l’altra notte”
(Ed dal vivo – New York, NY – 9/98)

I Pearl Jam sul passato di Ed
“è arrivata con lo specifico intento di dirmi che quel tale non era mio padre. Mi ricordo che dissi “so che non è mio padre, è un fottuto stronzo”, e lei disse “Oh Eddie, non è veramente tuo padre”. All’inizio fui contento, poi lei mi disse chi era realmente mio padre. Avevo incontrato questa persona tre o quattro volte, era un amico di famiglia, una specie di amico distante. Morì di sclerosi multipla. Quindi quando lo incontrai lui era in ospedale. Aveva le stampelle, o forse era su una sedia a rotelle. C’era un pianoforte nella stanza, e mi ricordo che desiderai di saper suonare una canzone allegra. Fui felice per circa un minuto, poi crollai. Dovetti confrontarmi col fatto che mio padre era morto. Non era più su questo pianeta. Dovetti confrontarmi con l’essere furioso perchè non mi era stato detto prima, mentre era vivo. Ero un grande segreto. I segreti sono cattive notizie. I segreti sull’adozione, su quelle cose. Devono venire fuori, non teneteveli dentro. Diventano solo più grandi e più profondi e più oscuri e più brutti e più incasinati. Musicalmente, ho provato a pensare se avessi una meta, e credo che più di tutto sia lasciare qualcosa per mio figlio, se mai ne avrò uno che protrà sentirla. Io sono un junior. Il mio vero nome è qualcosa-qualcosa Terzo”
(intervista a Ed – Rolling Stone – 10/93) “mi addormentavo in classe e loro vollero tenermi una lezione sulle varie realtà della classe. Io dissi: “volete vedere la mia realtà?” così ho aperto lo zaino dove di solito tieni le matite. Era dove tenevo le bollette...bollette della luce, affitto...quella era la mia realtà”
(intervista a Ed – LA Times – 5/94)

“non ho conosciuto mio padre. L’ho incrociato un paio di volte”
(intervista a Ed – New York Daily News – 8/99)

I Pearl Jam sul famigerato articolo di Rolling Stone
“so chi sono, e non ho bisongo di leggere il punto di vista acido di qualcun altro sulla cosa”
(intervista a Ed – LA Times – 12/96)“che fossi così famoso lo scopro adesso. Devo aver avuto un gruppo di amici di cui non ero a conoscenza. Non credo che sia andata così. Forse un bel po’ di persone non dicevano di essere miei amici”
(intervista a Ed – LA Times – 12/96)

I Pearl Jam sul diventare idraulici
“voglio dire, ho veramente iniziato a considerare la possibilità. Ma fortunatamente – per me e per le persone nel mondo con tubature rotte e bagni intasati – ci furono alcune opzioni che potemmo esplorare per avere la nostra tranquillità mentale e continuare a fare musica”
(intervista a Ed – Kerrang! – 1/98) “ma sono sicuro che ci sono degli idraulici liberi. Potremmo iniziare una nuova generazione di idraulici – sai, la Scuola Idraulici Eddie Vedder, che rifiuta di seguire le regole convenzionali del sistema. Ma ricorda che se vuoi iniziare devi sempre mostrare la parte alta delle chiappe – questa è la regola d’oro che non puoi ignorare”
(intervista a Stone – Kerrang! – 1/98)

I Pearl Jam sull’anno 2000
“se pensate che gli squali sono in giro da 60 milioni di anni, perchè fare tutto questo casino per soli 2000 anni?”
(Ed – Newsletter del Ten Club #14 – 3/99)
“il 2000? Il millennio...non crediate a tutto questo casino...zero-zero...00...ha il potenziale per un nuovo inizio...uno stato di pulizia...un bel foglio di carta bianca, al contrario di quello odierno con scarabocchi ovunque...”
(Ed – Newsletter del Ten Club #14 – 3/99)

I Pearl Jam sulle canne e l’alcohol
“fumo erba, ma non inspiro”
“Ed dal vivo – Randall’s Island, NY – 9/96)
“ho iniziato bevendo thè oggi, ma alla fine mi sono spostato sul vino perchè ho la sensazione che qualcuno di voi ha il controllo della mia mente”
“Ed dal vivo – Buffalo, NY – 10/96)

I Pearl Jam sull’essere amici di Ed
“Eddie sta cercando un nuovo migliore amico, quindi abbiamo deciso che sarà il primo concorso
che faremo quest’anno, vincere la possibilità di essere il miglior amico di Ed! Il vincitore si trasferirà nella casa affianco alla sua e si presenterà a chiedere dello zucchero, ma dovrà anche ascoltare tutte le sue storie...”
(intervista a Stone – Kerrang! – 1/98)

“...e prometto che il vincitore cercherà di scappare in meno di un giorno!”
(intervista a Ed – Kerrang! – 1/98)

I Pearl Jam sugli scontri al WTO (World Trade Organisation NdA)
“sono stato veramente orgoglioso della nostra città. Voglio dire, non ero sicuro di quello che sarebbe successo, ma si è rivelata una cosa veramente positiva. È importante che le persone si siano sentite motivate a causare un tale casino, perchè ti fa impazzire pernsare che stai pensando alle cose in maniera diversa da tutti gli altri”
(intervista a Ed – NME – 5/00)
“l’anarchia della cosa è stata grandiosa. Penso che sia stato eccezionale”
(intervista a Matt – NME – 5/00)

I Pearl Jam su cose varie....
“non ho mai creduto in un Dio per molto tempo. Ho sempre pensato beh, se esiste lo saprò quando sarò morto. Ma qualcuno si stà veramente preoccupando che tutto sia ok. So che tutto ciò che ha portato a questo, tutte le cose dolorose che sono successe, sono successe per una ragione. Questo è meglio di tutte le altre cose che abbiamo mai fatto. Voglio dire, non sono mai stato in una situazione come questa prima. Mai. Qualcuno ci sta aiutando, non c’è altro modo di spiegare tutto ciò”
(intervista a Jeff – Rolling Stone – 10/91)
“sono una ciambella”
(Ed dal vivo in Germania – 11/96)

“ho imparato da quell’arte marziale, il Jett Kune Do. Sai quando qualcuno ti viene addosso e tu usi la sua energia affinchè lui si metta al tappeto da solo. Non combattere contro cose che sono molto più grandi di te, fai rimbalzare tutta l’energia e lascia che la cosa cada da sola”
(intervista a Ed – Spin Magazine – 2/97)
“se non ci piace, non lo facciamo. Sono fiero di questa cosa”
(intervista a Ed – Spin Magazine – 2/97)

“ci stiamo divertendo un sacco in questo periodo”
(intervista a Stone – Spin Magazine – 2/97)

“si parla un sacco del fatto che voi sarete al raduno domani e che veniate qui solo per la musica...non importa. Quello che importa è che abbiamo i vostri soldi”
(Ed dal vivo– TFC – 6/97)

“fare qualcosa di nuovo con persone diverse ti fa vedere i tuoi punti di forza e, ancora più importante, le tue debolezze”
(intervista a Ed – Kerrang! – 1/98)

“a volte sei chiuso nella tua band e capisci che hai bisogno di essere diverso – sia su un piano musicale che personale”
(intervista a Ed – Kerrang! – 1/98)

“comportatevi da rock stars, non come il Presidente”
(Ed dal vivo – Noblesville, IN – 8/98)

“vogliono che i vostri genitori vengano con voi ai concerti rock, in caso qualche ragazzo tiri fuori il suo pene o cose del genere. È rock and roll. Dovremmo essere liberi di farlo. Dovrei poter mostrare il mio pene. È rock and roll”
(Ed dal vivo – East Lansing, MI – 8/98)

“ascolti questa roba…non so. Voglio dire, tante cose sono vere. Sono serio. Affonto la musica seriamente. Ma non è come andare in un posto e restarci”
(intervista a Ed – New York Daily News – 8/99) – non ho idea di cosa voglia dire, NdA

“è come la storia della notte in cui si sono incontati Jimi Hendrix e Jim Morrison. La gente dice “vorrei che ci fosse una registrazione”. La tua immaginazione ti porta a pensare di tutto, le cose più incredibili. Ma nella realtà probabilmente è stato più una serie di blues scadenti da ubriachi. L’idea della cosa, l’immaginazione è meglio”
(intervista a Ed – New York Daily News – 8/99)
“forse tornerò a scuola. Adoro suonare nei Pearl Jam e mi sento fortunato, ma voglio prendere il diploma. Probabilmente studierò storia e letteratura. Niente matematica, questo è sicuro”
(intervista a Mike – Boston Globe – 2/00)

“adoro i bootlegs! Li ho sempre collezionati, ne ho circa 400 dei Rolling Stones”
(intervista a Mike – Guitar World – 7/00)

“nel senso generale del significato delle cose, siamo solo di passaggio. Mi sento molto insignificante – e mi piace. È molto realistico. Voglio dire, se vedo un gruppo di formiche – diciamo che stanno portando il cadavere di un’ape fuori da una zanzariera – mi metto e le osservo lavorare per un’ora. Lavorano tutte per il medesimo obiettivo. Mi sento un po’ come uno di loro. “ok, almeno so so cosa ci faccio qui, e non è niente di così importante”. È molto rilassante. E cerchi di fare delle cose buone all’interno di questa cosa. Sono felice di poter comunicare in quanto piccolo essere umano con un cuore fragile e un cervello discutibile”
(intervista a Ed – Revolver – 8/00)

“ho dovuto riportare i pantaloni con le spaccature sulle chiappe al noleggio dopo lo show...erano freddi ma anche caldi”
(Mike – BBS Sinergy – 1/01)

“(sul recente terremoto a Seattle) ero fuori a fare una camminata con mio figlio e non mi sono accorto di un accindente. Dopo un po’ mia moglie è arrivata in macchina e ha detto “non hai sentito il terremoro?” quindi me lo sono perso e sono fregato ragazzi! Perchè sembra che sia stato veramente grosso. Ma siamo stati fortunati perchè avrebbe potuto essere peggio. Abbiamo un sacco di strutture vecchie e pericolanti qui a Seattle che sono veramente sul confine”
(intervista a Matt – Launch – 3/01)

“sarò lì per te baby”
(Stone – Single Video Theory)



ed ancora

...VITA
Sulle interviste
Quando vi viene voglia di mandare tutto affanculo ricordatevi: vievere è la milgiore vendetta.
(Intervista - 04/94)
Ed

Vogliamo che riguardi la musica. Delle altre cose non ci importa.
(Intervista – Spin Magazine – 2/97)
Ed

Nah, è una cosa facile quando non hai fatto interviste per anni.
(intervista – Kerrang! 24/1/98)
Ed

Siamo come Sting con la sua vita sessuale. Ci siamo astenuti per quattro anni, solo così possiamo darti il massimo piacere a te come intervistatore!
(intervista – Kerrang! 24/1/98)
Stone

Non è che non vogliamo parlare con nessuno. E’ che non vogliamo parlare con qualcuno per una giornata intera. Decidiamo noi cosa riteniamo essere ragionevole.
(Intervista – Revolver – 8/2000)
Stone

E’ spaventoso quando cominci a percepire quello che dice la stampa – un’intervista o quello che la gente dice del tuo disco – come se fosse una cosa reale. O avere a che fare con la stampa perché senti il bisogno di proiettare la tua personalità nei media. Puoi davvero cominciare a pensare che tu te lo meriti. Devi scendere a patti col tuo ego, devi capire dove si trova la realtà, ed è dove finisce il tuo ego. Per me è stato strano.
(Intervista – Revolver – 8/2000)
Stone

Non mi da fastidio parlare con la gente. Non mi da neppure molto fastidio fare le interviste, mi da fastidio come tutto è organizzato e codificato. E’ quasi come essere nell’esercito. Non mi piacciono le regole ed i regolamenti.
(Intervista – NYRock – 8/2000)
Ed

Sui rapporti interni al gruppo
“Quando abbiamo cominciato, penso che abbiamo fatto un anno intero di concerti, e questo ci ha fatto impazzire. Te ne stai seduto, chiedendoti se ti meriti di stare nel gruppo, se il successo non sia stato solo un colpo di fortuna. Man mano che diventavamo sempre più grandi, dimenticarsi le preoccupazioni era una grande scusa per me per fare sempre più baldoria. Era diventato così grave che pensavo che mi avrebbero buttato fuori.
(Intervista - LA Times – 22/12/96)
Mike
Il successo ci è piombato addosso in maniera così rapida che c’è voluto un certo tempo per ritrovare un nostro equilibrio, per superare tutti i litigi e gli scontri tra noi, e stiamo ancora imparando.
(Intervista - LA Times – 22/12/96)
Stone

“penso che abbiamo i,arato qualcosa sulle relazioni durature e sul rimanere insieme, e mi fa piacere… C’è stato un momento ai tempi di Vitaloy quando non sapevo se i Pearl Jam avrebbero avuto un futuro. Ora siamo davvero un gruppo. Abbiamo capito che grande opportunità era far musica insieme e non volevamo sprecarla.
(Intervista - LA Times – 22/12/96)
Stone

Penso che dire “Non vogliamo più fare concerti, non possiamo più fare interviste, non possiamo fare cinque video per questo album” era l’unico modo in cui potevamo tutti andarcene a casa, non fare niente per un po’ e quindi ritrovare un po’ di eccitazione nel ritrovarsi e nello scrivere canzoni. Questo è il genere di cose che ti distrugge.
(Intervista – Addicted to Noise – 2/97)
Jeff

Credo che noi stiamo continuamente lottando per trovare un equilibrio. Ci sono periodi molto evidenti con il gruppo in cui tutto è stato buttato fuori, dove le cose sono impazzite, dove tu te ne sei andato e non c’è nulla che ti posa riportare per terra. Di conseguenza, ci sono periodi in cui abbiamo bisogno di isolarci, per capire che cosa stiamo facendo delle nostre vite.
(intervista – Spin Magazine – 2/97)
Jeff

Penso che l’unico modo per superare questi momenti fosse di controllarli
(Intervista – Addicted to Noise – 2/97)
Jeff

ma io mi sento come se avessi attraversato il fuoco – specialmente dopo aver smesso di fare interviste e video – e le cose hanno cominciato ad aggiustarsi. Tutti hanno cominciato a sentirsi come “Dio, non stiamo facendo quelle cose e tutto va ancora bene. Possiamo ancora fare dischi, e potremmo non vendere così tanto come prima, ma tutto il resto sembra perfetto.”
(Intervista – Addicted to Noise – 2/97)
Stone

C’è stato un periodo in cui non sapevamo se avremmo voluto continuare. Ma penso che tutti ci siamo sentiti bene, sia come persone che come gruppo, negli ultimi tre anni. C’è ancora qualche problema qua e la, ma…
(Intervista – Kerrang! – 24/1/98)
Ed

La nostra strategia è sempre stata “Dimentichiamoci di tutto tranne che della musica e vediamo dove questo ci porta.” Ci ha portato a suonare insieme, e, anche se dobbiamo continuare ancora a lavorare su alcuni dei problemi che ci tormentavano prima, almeno siamo riusciti a metterli a fuoco. E come risultato molta dell’attenzione e delle altre cose è diminuita.
(Intervista – Kerrang! – 24/1/98)
Stone

Quello che da a questo gruppo una certà da di sanità mentale è il fatto che puoi evaderne.
Puoi andartene e passare un mese o due a fare qualcosa di totalmente diverso. Ma noi comunque facciamo sempre progetti per rincontrarci quando ce ne andiamo. E quando ci ritroviamo tutti insieme, è sempre molto bello. Se fossimo sempre insieme, questo probabilmente non accadrebbe.
(Intervista – Kerrang! – 24/1/98)
Stone

Sai, è ancora abbastanza eccitante quando ci ritroviamo tutti e cinque nella stessa stanza dopo un mese. E’ come se il monte Rushmore fosse finito (dove ci sono le facce dei presidenti)
(Intervista – Kerrang! – 24/1/98)
Ed

Nel mio primo tour con i Pearl Jam siamo andati in Australia, Estremo oriente, Giappone e nuova Zelanda. Prima di partire ero eccitatissimo di andare a suonare in questi posti fantastici per così tanta gente. Abbiamo fatto bene musicalmente, e penso di aver suonato bene, ma tutti i problemi personali che avevo prima, questa vita chiusa, sono rimasti. Non se ne sono andati; Non se ne vanno col successo. E quando siamo rientrati dal tour, ero allo stesso punto di prima, esausto e collassato mentalmente.
(intervista – Modern Drummer – 6/98)
Jack

E molto più democratico ora. Se Ed volesse che facessimo un album solo di sue canzoni probabilmente lo faremmo. Ma è molto meglio per il gruppo se ricambia il nostro rispetto.
(Intervista – Boston Globe – 14/5/2000)
Jeff

Stiamo attraversando un buon periodo e probabilmente suoneremo otto di queste nuove canzoni in concerto, Per noi è come una rinascita. So che sembro gli Spinal Tap, ma sono davvero eccitato. Fa sempre bene allargare i propri confini.
(Intervista – Boston Globe – 14/5/2000)
Mike

Impari a scegliere le tue battaglie, e a non esagerare nella reazione fino a quando non sai quale sia la situazione. Mi ricordo che c’era una canzone su cui stavamo lavorando – una che avevo scritto io – ed ero nel sotterraneo a scrivere il testo e chiesi a Jeff di suonarla in modo diretto, piano, Strimpellandola e tenendola piana perché questo è il modo in cui il basso va suonato. Così sono tornato nello scantinato per scrivere qualcosa e potevo sentire il basso ed era pazzesco, qualcosa come otto note in due battute… Stavo pensando “Che cazzo sta facendo? Cristo, come se non l’avessi guardato negli occhi e non gli avessi chiesto di farla semplice.” Ero sempre più incazzato così ho fatto le scale e loro stavano risuonandola, e c’era solo questo piccolo pezzo, questo piccolo pezzo che continuava a ripetere. E sono così contento di non essere corso su urlando “che cazzo?!”, perchè quella parte era bella, sai, era grande.
Intervista – CMJ – 7/2000)

Non so se abbiamo deciso consciamente di ritirarci, aveva più a che fare con la nostra sopravvivenza. Sette, otto anni fa, era difficile comunicare tra di noi – o solo avere la voglia di comunicare. Era come essere in un circo. Qualcuno che non conoscevi veniva a pranzo con te e ti diceva perché non gli piacevi tu, o qualcun’atro del gruppo, o il gruppo in se stesso, o l’intera scena di Seattle, o qualunque cosa. Era naturale voler ritirarsi da quello. Ora ci concentriamo di più sul fare e sul suonare la musica.
(Intervista – Revolver – 8/2000)
Mike

Dopo l’iniziale popolarità del gruppo, non abbiamo dovuto basare le nostre decisioni sul fare soldi o sul continuare ad avere lo stesso successo commerciale che avevamo avuto. Sono sicuro che qualcuno vorrebbe che noi potessimo vendere più di un milione di dischi, ma per noi questo è un successo enorme. Avere la possibilità di fare la musica che vogliamo di fare in modo che il processo di composizione e registrazione non sia contaminato dal pensiero del successo commerciale, ci sentiamo incredibilmente fortunati. Non sottostare al gioco del marketing, così semplicemente approfittiamo di questa opportunità. Sarebbe una vergogna sprecarla. Non penso che rientreremo mai in un giro di quelle dimensioni, preferirei diventare ancora più piccolo. Non voglio essere sulla bocca della gente sempre, così almeno quando sento qualcuno criticarci per essere così famosi o per aver distolto l’attenzione dalla musica indipendente che è meglio della nostra – cosa su cui potrei essere d’accordo – almeno posso dirgli “fottiti, potremmo essere ovunque, ma abbiamo deciso di non esserlo”
(Intervista – Revolver – 8/2000)
Ed

Sull’essere al centro dell’attenzione
la musica è arte. E’ quello a cui sono legato. Non sono legato al pensiero di un qualunque tipo di celebrità o di popolarità di massa… è qualcosa che non mi è facile sopportare. Non è tanto il perdere il controllo della tua arte, penrchè, anche se ne hai il controllo come noi, dipende comunque da come la gente la interpreta. Ora improvvisamente la interpretano come qualcosa che deve essere popolare. Così mi preoccupo. Sono più apprensivo nei confronti del successo che felice. Ti esalti per cinque minuti e poi torni alle tue cose, prosegui col prossimo lavoro. Se ti esalti al punto che diventi la fine del tunnel diventa ridicolo. Non dovresti mai pensare “ah ce l’ho fatta”. Alla fine dovresti essere capace di creare per tutta la tua vita.
(Intervista – Downtown Editino – 22/8/92)
Ed
Ho alcuni amici che mi chiamano e mi dicono che hanno sentito una nostra canzone alla radio, e l’unica cosa positiva a cui penso è “Bello!” Perché ogni tanto, quando viaggio e vedo qualcosa che me li ricorda penso a loro. Così se la canzone alla radio ed il sentire la mia voce li fa pensare a me, questo è bello, ci stiamo pensando. E’ una cosa totalmente personale. Non ha nulla a che fare con “Siii, mi trasmettono alla radio, sto diventando una grande star.”
(Intervista – Revolver – 8/2000)
Ed

Il successo, mi sento come se tutti gli altri nel gruppo fossero molto più felici di me al riguardo. Fortunati loro. Si trovano a loro agio, gli piace anche. Io non ci riesco. Non è che pensi di essere migliore di loro. Non lo so. Semplicemente non sono così felice. Quello che mi piace è vedere la musica, avere la possibilità di guardare. Guardare Neil Young. O Riuscire a vedere I Sonic Youth da un lato del palco. E’ questo che mi piace. La musica è uno strumento così incredibilmente potente con cui raccontare una storia. Ma la cosa migliore è che devi avere il volume. Devi suonarla ad alto volume. Farei qualunque cosa per essere nella musica. Non devi neppure pagarmi.
(Intervista – Rolling Stone – 28/10/93)
Ed

La gente pensa che tu sia una grande persona che ha tutte le risposte perché sei riuscito a mettere i tuoi sentimenti in qualche canzone. TI scrivono lettere e vengono ai tuoi concerti o persino a casa tua sperando che tu possa risolvere tutto per loro. Ma non possiamo… perché non riusciamo neppure a risolvere tutti i nostri problemi. Quello che non capiscono è che non puoi savare qualcuno dall’affogare quando tu stesso stai inghiottendo acqua.
(Intervista - LA Times – 1/5/94)
Ed

Ti da fastidio. Fai di tutto perchè queste cose non ti tocchino, ma quando la gente parla male di te senza conoscerti, fa male. E’ cambiato molto, e negarlo sarebbe ridicolo. Ma nello stesso tempo penso che che l’abbiamo affrontato abbastanza bene
(Intervista – Rolling Stone – 5/5/94)
Jeff

Giorni Buoni, giorni cattivi. Qualche volta penso quanta strada ho fatto da quando ero un ragazzino seduto sul letto a San Diego a scrivere Better Man e a chiedermi se qualcuno l’avrebbe mai ascoltata. Ma ci sono momenti in cui tutto mi sembra troppo.
(intervista – LA Times – 22/12/96)
Ed

Mi piace il mio lavoro. Sono molto contento di averlo. Molta della fama e delle cose che le girano attorno sono stupide a volte, ma non vorrei fare nient’altro. Questo è quello che ho sempre voluto fare, così credo di essere stato piuttosto fortunato.
(Intervista – Addicted to Noise – 2/97)
Mike

Ho rischiato di scottarmi anch’io. Qualcuno che dice “oh si, sono tuo amico, e farò tutto” e poi, un anno dopo, scopri che stanno raccogliendo storie per scrivere un libro su di te.
(Intervista – Addicted to Noise – 2/97)
Jeff

E poi ci sono degli aspetti a cui tu non puoi essere assolutamente preparato. Non c’è modo per cui tu possa essere preparato a trovarti in una drogheria alle 10 di mattina ed avere un gruppo di persone che corrono da te per chiederti l’autografo. Specialmente se sei stato in quel quartiere per 10 anni, e tutto ad un tratto una mattina ti succede. Dici “che cos’era? Cos’è cambiato negli ultimi due mesi? Saranno state tutte quelle copertine, tutti quei video o cosa?”
(Intervista – Addicted to Noise – 2/97)
Jeff

Non pensiamo di doverci giustificare per qualcosa. Sappiamo da dove veniamo, e poi viene travisato, o la gente non capisce certe cose, come ad esempio perché non hai potuto suonare a San Francisco, o perché non sei apparso su quel canale musicale. Ti senti di dover rispondere a tutte queste domande, ma poi capisci che sono cose che passeranno. Fino a quando rimani concentrato sulla musica, tutto il resto non conta.
(Intervista – Spin Magazine – 2/97)
Ed

Quando comincia provare a vivere nel modo in cui immagini che la gente pensi – un vero circolo vizioso – allora puoi davvero cacciarti nei guai e finire a comportarti in modo disfunzionale.
(Intervista – Kerrang! – 24/1/98)
Stone

E’difficile da credere, ma il punto di massima popolarità può essere anche il punto più basso per te personalmente.
(Intervista – Kerrang! – 24/1/98)
Ed

Essere un musicista per me è naturale, ho sempre saputo e voluto esserlo. La parte difficile è stata essere una rock star. Non lo capivo, Non capivo tutta quell’attenzione. Era come se non potessi farci nulla. Perdi la tua privaci. Perdi la tua capacità di osservare le situazioni senza cambiare semplicemente entrandoci
(Intervista – New york Daily News – 10/8/99)
Ed

Ho smesso molto tempo fa di provare a controllare la mia immagine
(Intervista – New york Daily News – 10/8/99)
Ed

Non mi da problemi che l’essere considerati come degli stronzi senza umorismo mi dia la possibilità di entrare in un bar e sedermi in un angolo senza che qualcuno venga a salutarmi. C’è un bel campo di forza che ne deriva.
(Intervista – gorge – 6/2000)
Ed

“A quel tempo ero incredibilmente infelice nella mia vita privata. Suonare col gruppo era l’unica cosa che facevo, poi andavo a casa ed ero incredibilmente solo – Tutto quello che volevo era uscire ancora. Mi ha fatto andare fuori di testa.
(Intervista – revolver – 8/2000)

Sull’industria musicale
Avevamo appena fatto quel fantastico concerto ed era reale. Poi siamo entrati in quella discoteca con poster dei Pearl Jam appesi dappertutto, piena di gente che ti stringeva la mano –“Hey, questo è Barney, ogni volta che vede un vostro disco lo mette li.” Ed è andato avanti per ore. C’erano dei miei amici in un angolo che ridevano di me, ed io pensavo “ragazzi, andate a fanculo, non è divertente.” Per me non era per nulla divertente. Non c’entrava nulla con la musica. Era qualcosa di diverso da quanto avessi mai affrontato nella mia vita, e non voglio mai più affrontarlo.”
(intervista – Rolling Stone – 31/10/91)
Ed
 
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marco.eddie
view post Posted on 21/12/2006, 12:24




PEARL JAM
Di Dave Kerr
Maggio 2006





Skinny: Eddie ha scherzato, in una recente intervista, dicendo che avete giocato con l'idea di chiamare il nuovo album 'Superun-owned' [n.d.t. gioco di parole che richiama l'album 'Superun-known' dei Soundgarden], questo per suggerire che sentite collettivamente un qualche senso di libertà, artisticamente o altro, dopo il vostro addio alla Epic?

Stone: "Sì, il nome saltò fuori quando pensavamo al fatto di non 'appartenere' più a nessuno, i [cinque] elementi non appartengono a nessuno per esempio... anche noi non apparteniamo a nessuno, non solo artisticamente ma in ogni modo e mi piacerebbe continuare così. Penso che ora il senso di libertà in questa band sia definitivamente meno nevrotico; siamo più intelligenti ora"

Skinny: Eddie ha anche detto che l'album è "un prodotto su cosa significhi essere un Americano in questi giorni"- Mark Arm e Josh Ritter hanno entrambi detto qualcosa di simile riguardo ai loro nuovi dischi in alcune recenti interviste con noi.. sembra che Dubya [n.d.t. George W.Bush] c'entri con il Rock & Roll. E' più difficile oggi scrivere un album introspettivo senza queste opprimenti influenze politiche?

Stone: "E' abbastanza difficile evitare la politica in questi giorni- penso che molte persone temano di essere giudicate anti-patriottiche e noi rivolgiamo un certo livello di auto-critica al nostro governo nella nostra musica, ma in generale penso che ogni tipo di auto-consapevolezza pensando in grande sia abbastanza negativa. Personalmente penso che un processo creativo naturale riguardi la perdita di quell'auto-consapevolezza, tutta quella roba è una distrazione. E' una realtà di cui senti parlare e in cui vivi, e penso che le persone brave ad affrontarla siano quelle che riescono a tenerla fuori e continuare a tornare a quella stessa energia che avevano quando hanno cominciato a suonare."

Skinny: Tenendo a mente questo, a che livello siete consapevoli del fatto che questo album sia tematico, una progressione o una forma di distacco da qualsiasi cosa abbiate fatto in passato?

Stone: "Beh, abbiamo preso in considerazione l'idea di usare la narrazione per unire tamaticamente l'album, ma alla fine si è rivelata migliore una struttura meno concettuale. Se questo album sia un distacco... tutto quello che posso dire è che è migliore di qualsiasi cosa che abbiamo mai fatto prima. La voce di Ed è irreale - ha raggiunto l'apice in tutte le canzoni. Penso che ci siamo tutti dati una spinta a vicenda per creare, oserei dire, un'album classico. E' andata meglio così che nell'ultimo album perchè volevo che questo venisse il meglio possibile, e mi sono messo a testa bassa a lavorare - ma per questo disco ci siamo sentiti davvero una band”

Skinny: La scrittura delle canzoni è ancora uno sforzo principalmente collettivo?

Stone: "Alla fine è sempre uno sforzo collettivo, usciamo e scriviamo le nostre canzoni- poi torniamo e riscriviamo alcune parti, aggiungiamo cose nuove... la cosa positiva di questa band è che tutti siamo in grado di scrivere una buona canzone, non c'è un solo autore - tutti noi abbiamo i nostri progetti personali e le nostre forze in proprio."

Skinny: Pensi che questa etica del lavoro vi abbia favoriti in termini di longevità della band?

Stone: "Sì, ma credo che quello che ci ha davvero aiutati lungo il cammino siano stati i fans. Sono stati con noi nei momenti migliori e in quelli peggiori. Sono sempre stupito dal loro sostegno nel corso degli anni. Inoltre penso dipenda dal fatto che è come se operassimo 'sotto il radar' per quanto riguarda gli aspetti non musicali delle nostre vite. Ci siamo presi molto tempo lontani gli uni dagli altri per vivere le nostre vite separatamente. Ecco perchè eravamo così eccitati quando siamo tornati in studio per il nuovo album "

Skinny: Suonerete a Londra la prossima settimana [n.d.t. l'intervista è stata fatta prima del 20 Aprile 2006, data del concerto all'Astoria di Londra, warm-up dell World Wide Tour] e vi state preparando per il vostro primo grande tour mondiale dal 2000, che sensazione provate all'interno della band? Ormai per voi dovrebbe essere come andare in bicicletta, no?

Stone: "Abbiamo fatto più prove per questo tour di quante ne abbiamo mai fatte in vita nostra, Matt canta molte delle parti vocali e lo fa da Dio. La cosa positiva di suonare in una cover band dei Kiss è che impari a cantare! Sembra che sia passata un' epoca prima che ci potessimo fidare di essere abbastanza consapevoli per farcela con questi grandi shows. Abbiamo un'altissima consapevolezza di quello che deve succedere ogni sera per far sì che le persone siano il più al sicuro possibile."

Skinny: Avete un repertorio enrome a cui attingere, cosa possiamo aspettarci dal prossimo tour? C'è ancora Boom alle tastiere? Dai, suonate Hunger Strike, vi sfido!

Stone: "Non ti darò certo la setlist! Mettiamola così, non deluderà - non vediamo davvero l'ora di tornare a fare rock insieme"

Skinny: Avete qualche intenzione di portare il tour in Scozia, siete stati qui solo due volte in 15 anni, è uno schifo!

Stone: "Ma sicuro! Penso che l'ultima volta che siamo venuti qui fosse a Glasgow e questo è stato un po' di tempo fa... potremmo andare ancora un po' in tour nel 2007 e girare l' Europa un po' di più… non posso confermare nulla definitivamente ma questo normalmente includerebbe almeno una data in Scozia, ok? Quindi ci vedremo là"

Skinny: Quali nuove bands vi piacicono al momento? Chi pensate di portare in tour con voi?

Stone: "Per questo tour abbiamo Tom Petty and the Heartbreakers e i Sonic Youth in tutti gli shows tranne i primi due della seconda 'leg'. E i My Morning Jacket - mi stanno piacendo davvero questi ragazzi, per quanto riguarda la nuova musica."

Skinny: Con una quantità così varia di influenze tra di voi, con quali artisti vi piacerebbe di più lavorare se il tempo, i soldi e la geografia ve lo permettessero?

Stone: "Ce ne sarebbero così tanti - The Who, Neil Young, Kiss, The Ramones, Soundgarden, Mudhoney... la lista è infinita
 
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SaraDC
view post Posted on 21/12/2006, 19:29




Le massime di Eddie dovrebbero metterle nei baci Perugina :D
 
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marco.eddie
view post Posted on 26/12/2006, 14:40




L'amicizia sale sul palco ai concerti dei Pearl Jam
Di Derek Paiva (Advertiser Entertainment Writer)




Un vero surfer non rivela mai un posto segreto per surfers.

Nemmeno per spiegarci meglio la sua personale favola di Cenerentola.

Quando Kenneth "Boom" Gaspar, cresciuto a Waimanalo, parla del giorno in cui, quattro anni fa, Eddie Vedder gli chiese di unirsi ai Pearl Jam, ci spiega allegramente come sono diventati amici.

Ma dove sono diventati amici, tuttavia, è un'altra storia.

Residente a Kane'ohe, Gaspar è il tastierista e sesto membro non ufficiale dei Pearl jam dal 2002. Ha suonato in due loro album, 'Riot Act' del 2002 e 'Pearl Jam' del 2006 e da allora è andato in tour con la band di Seattle in giro per il mondo ogni anno.

Un invito per entrare in una band superstar che ha accolto dei nuovi membri solo quando uno dei suoi cinque membri di base è uscito dalla band, sarebbe stato un riconoscimento sufficiente per ogni musicista. Il fatto è che Gaspar, quando questo gli fu chiesto, aveva 49 anni ed era un dotato ma per lo più sconosciuto veterano della scena musicale delle Hawaii che non sapeva nemmeno chi fossero i Pearl Jam e ciò rende la cosa quasi miracolosa.

Ora 53enne, quello di sabato sera [02.12.2006] alla Blaisdell Arena, sarà il suo primo concerto coi Pearl Jam nella sua terra d'origine. Dopo aver mantenuto un basso profilo nel suo lavoro qui, il sotto-tono Gaspar sembra elettrizzato di poter finalmente parlare di come sia finito a suonare nei Pearl Jam.

Gaspar è stato presentato al cantante e residente part-time alle Hawaii, Vedder, da un amico comune, mentre cavalvano le onde nel sopracitato posto per surfers.

"Pensavo fosse un ottimo ragazzo," dice Gaspar, con la sua voce ruvida e una parlata calda e gradevole infarcita di inglese pidgin. "Man mano che passava il tempo, abbiamo familiarizzato nel nostro posto per surfers e ci divertivamo insieme."

Tutto quello che contava era che l'altro fosse "cool." Non si parlava delle proprie vite private.

"Lo conoscevo come il mio amico Eddie. Non sapevo quanto fosse famoso. Lo amavo per come era... e per come si mostrava a noi."

Passarono nove mesi prima che Gaspar scoprisse che Eddie era un musicista, come lui. Gaspar gli chiese il nome della band in cui suonava.

"Lui mi disse, 'Oh, solo una band di Seattle. Siamo in circolazione,' " Gaspar dice. "Io non volevo essere fastidioso, ma gli chiesi il nome della band."

Pearl Jam, rispose Vedder.

"Chi sono?" chiese Gaspar, genuinamente inconsapevole di chi o cosa i Pearl Jam fossero. Il riservatissimo Vedder scoppiò a ridere.

"Aveva un grande sorriso in faccia perchè sapeva che non avevo la minima idea della sua vita o di chi lui fosse."

Vedder, tuttavia, sapeva chi era Gaspar, avendolo visto fare meraviglie con un organo Hammond B3. Gaspar suona le tastiere da quando aveva 9 anni e imparava gli stili pop, jazz, soul e funk imitando tastieristi come Stevie Wonder, Ray Charles e Gregg Rolie dei Santana.

Dopo essersi diplomato alla Kailua High, Gaspar ha passato la maggior parte dei successivi 30 anni guadagnandosi da vivere principalmente come accompagnatore di musicisti come Henry Kapono e Bruddah Waltah. Le bands in cui ha suonato includono gli Harmony a metà anni'70 e i Simplicity alla fine degli'80.

"Se non suonavo, facevo i lavori più strani per sopravvivere. Se non suonavo, non facevo un soldo," dice Gaspar, ridendo. "Così ho tentato di rimanere il più attivo possibile. Anche se dovevo formare delle bands e cercare degli ingaggi. Qualsiasi cosa per sopravvivere."

Una notte, vicino al loro posto per surfers, lui e Vedder cominciarono a fare una jam session.

"Lui aveva una chitarra. Io avevo una tastiera. Era un piccolo concertino. E lui ha scritto una canzone"

Quella sarebbe diventata la canzone "Love Boat Captain."

Quando finirono, Vedder guardò Gaspar e gli chiese, "Sei pronto per venire a Seattle?". Gaspar volle che Vedder chiedesse a sua moglie, Pinky, se a lei andava bene. Fortunatamente, lei disse di sì.

Gaspar si integrò così bene con la band per "Love Boat Captain," che gli fu chiesto di aggiungere parti di tastiera nel resto del disco 'Riot Act'. Dopo aver registrato il disco, tornò a casa e ricevette una telefonata da Vedder.

"Mi disse, 'Io e i ragazzi ci siamo riuniti e abbiamo deciso che ti voglimo portare in tour con noi,'" dice Gaspar. "Allora ho perso la testa. Urlavo. Saltavo. La mia casa tremava. Ero così felice."

Gaspar ancora non capisce cosa hanno trovato di speciale in lui, ma si sente benedetto che abbiano trovato qualcosa.

"Questo lavoro è una benedizione che Dio mi ha mandato. Viene tutto da Akua [n.d.t. Dio, in hawaiano]," dice Gaspar. "Ho sempre voluto farcela come musicista... e dissi a Dio che se ce l'avessi fatta, mi sarei voltato e avrei aiutato a dare indietro qualcosa alla mia comunità."

Con lo show di sabato, lo farà. Su richiesta di Gaspar, Vitalogy Foundation, la fondazione non-profit dei Pearl Jam, donerà un dollaro a biglietto a Hui Malama o ke Kai, un programma dopo-scuola, basato sull'oceano, per i giovani di Waimanalo.

"Io vengo dalle strade di Waimanalo ... Mio padre costruì una capanna per noi quando eravamo ragazzi per suonare musica e perchè avessimo un posto in cui andare che non fossero le strade," dice Gaspar. "Non avevamo programmi per ragazzi o programmi dopo-scuola, così molti dei miei amici si sono persi nella mischia.

"Hui Malama porta i ragazzi nell'oceano per studiare l'oceano. Abbiamo scelto Hui Malama perchè loro sono di Waimanalo. Come me."






Intervista con Boom Gaspar

Il tastierista hawaiano è il sesto membro dei Pearl Jam

Di BRIAN CHARLTON (Associated Press Writer)


HONOLULU (AP) - Boom Gaspar conosceva il suo amico Eddie perchè frequentava il suo posto per surfers preferito. Parlavano spesso, facevano surf e passavano tempo insieme. Ma Gaspar, un fenomeno locale che suonava le tastiere, dice che non ha mai realizzato che il suo amico Eddie fosse Eddie Vedder dei Pearl Jam.

Per essere onesti, non aveva mai nemmeno sentito parlare della band. E non aveva mai nemmeno sognato che avrebbe registrato due album con loro e passato quattro anni in tour, girando il mondo come sesto membro non ufficiale dei Pearl Jam.

"Non sapevo davvero chi lui fosse nel mondo del rock perchè io suonavo raggae e canzoni commerciali a livello locale per guadagnarmi da vivere qui," racconta Gaspar, 53 anni.

Ora, dopo quattro anni, Gaspar torna con la band ad Honolulu per suonare per la prima volta di fronte al pubblico di casa sua. I Pearl Jam hanno tenuto due shows qui e sabato [09-12-2006] hanno aperto per gli U2.

Nonostante l'ignoranza di Gaspar riguardo a una delle band che hanno guidato l'era grunge della musica, Vedder vide il tastierista esibirsi ad un funerale, come accompagnatore di alcune bands.

Più di sei mesi dopo, furono presentati da un amico comune mentre facevano surf, ma non parlarono mai dei loro rispettivi lavori.

"Sapevo che doveva essere un qualche rocker, ma [quando fai surf] vuoi solo rilassarti e non vuoi parlare di musica, così non abbiamo mai parlato di musica, parlavamo da amici. Ci frequentavamo solo come amici e non volevamo infastidirci," dice Gaspar.

Altri sei mesi passarono e Gaspar alla fine chiese a Vedder il nome della sua band.

"Mi disse, 'Siamo solo una band di Seattle.'"

"Io risposi 'OK, beh, come vi chiamate?'"

"Pearl Jam."

"E io, 'Cosa? Chi sono?'" ricorda Gaspar. "E lui sorrise, c'era un grande sorriso sul suo volto, come se dentro di sè stesse rimuginando qualcosa."

Gaspar non realizzò che i Pearl Jam sono considerati una delle bands più influenti degli anni'90 e che hanno venduto più di 25 milioni di dischi.

I due più tardi si incontrarono nella casa-rifugio di Vedder alle Hawaii, dove vive part-time quando non è in tour. Vedder voleva scrivere una canzone da mettere in musica, così Gaspar cominciò a suonare una melodia sulla sua tastiera. Mezz'ora dopo, avevano creato "Love Boat Captain," una canzone registrata per l'album "Riot Act" del 2002.

Mentre Vedder scriveva le parole, Gaspar dice che le loro conversazioni aiutarono ad ispirare il testo. "Parlavamo molto di storie d'amore, della vita locale, e di come gli hawaiani amino la gente," dice Gaspar durante un'intervista telefonica. "Riguarda tutto l'amare la vita in generale e penso che fu questo che in qualche modo gli diede l'idea per la canzone."

Vedder in seguito chiese a Gaspar di unirsi ai Pearl Jam in tour. Col permesso di sua moglie, Pinky, che ora gli fa da manager, Gaspar partì.

Ora i fans cantano "Boooom" ai concerti quando lui attacca gli assoli col suo organo Hammond B3. Coi suoi lunghi capelli scuri e il pizzetto bianco, Gaspar rotea tutto il tuo corpo piegandosi sulle tastiere

Durante lo show di Sabato, che ha riempito l'Aloha Stadium, Vedder ha ringraziato Gaspar e sua moglie per essere andati in tour con la band per più di quattro anni, mentre lo presentava al pubblico di casa prima di suonare "Crazy Mary."

"Siamo stati benedetti," ha detto Vedder.

Gaspar dice che per lui va benissimo non essere un membro ufficiale della band e non potrebbe mai chiedere di più. La band, tradizionalmente, ha aggiunto dei nuovi membri solo quando altri lasciavano il gruppo.

Dopo quattro anni in tour, Gaspar dice che per la prima volta ha visto il mondo. Aveva lasciato le isole solo una volta, per alcuni anni, negli anni '70, quando suonava funk e blues con Albert Collins.

Prima di allora, Gaspar crebbe a Waimanalo, una comunità culturalmente ricca, di fronte alla spiaggia, all'estremità sud della lussureggiante costa sottovento di Oahu's. Fu chiamato come suo padre, Kenneth, ma tutti lo conoscevano come "Boom Boom," un soprannome che gli fu dato dai suoi genitori dopo aver letto un articolo di giornale che parlava di un bambino chiamato Boom, che morì in centro dopo essere stato investito da un'auto nel 1953.

"Crebbi pensando che fosse il mio vero nome," dice. A scuola, apprese il suo vero nome quando l'insegnante fece l'appello.

All'inizio provò con la batteria ma passò all'organo dopo aver visto The Dave Clark Five alla TV.

Ora Gaspar ha alcuni mesi di riposo per poter tornare alla vita dell'isola. I suoi progetti sono fare surf, passare tempo con la famiglia, pulire il suo giardino e allevare i suoi maiali.

"Quando sono a casa, sto solo a casa e vado alla spiaggia e faccio tutto in modo diverso rispetto a quando sono in tour, " dice. "Devi bilanciarti e funziona perfettamente per me
 
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view post Posted on 26/12/2006, 15:54
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ai fatto benissimo marco perche non conoscevo affatto gaspar
 
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marco.eddie
view post Posted on 26/12/2006, 21:24




CITAZIONE (pastare @ 26/12/2006, 15:54)
ai fatto benissimo marco perche non conoscevo affatto gaspar


grazie :P
 
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Laura Roma
view post Posted on 8/3/2007, 09:23




SE CI RIESCO VI POSTO QUALCHE INTERVISTA.

GIUGNO 1994

L'INAFFERRABILE EDDIE

Dopo essersi visceralmente attaccato alla coda dei giornalisti per il debutto dei Pearl Jam, Ten, e per il successivo Vs, che ha ottenuto uno strepitoso successo e' sembrato come se Eddie Vedder avesse portato a termine il suo compito di confondersi con la stampa. Nonostante fosse ispirato, ma allo stesso tempo imbarazzato, dalla copertina di Time che lo ritraeva in proporzioni gigantesche, bisognava riconoscere che il suo timido e vago modo di parlare pieno di saggezza e' entrato profondamente nella psiche degli hippies, dei metallari, degli yuppie e della stampa. Le domande su come faccia Vedder a mettere insieme tutte queste categorie di persone e perche' si isoli sono in cima alla lista di domande di ogni giornalista intenzionato ad intervistarlo, anche in quella dello sconosciuto di Russel Spring nel kentucky, che lavora per un settimanale con una diffusione di 5000 copie. In occasione del concerto dei Pearl Jam a Louisville, alla fine di marzo, ho avuto la possibilita' di rubare qualche momento al telefono con la star piu' circospetta che ci sia. Dopo ripetuti tentativi per agganciare l'addetto stampa e il menager del gruppo, sembrava, ancora una volta, che tutto si risolvesse con una spedizione di qualche recensione discografica e di qualche foto. Poi, in un grigio pomeriggio di un weekend, approfittando delle tariffe piu' basse, decisi di lasciare con rammarico un "grazie", comunque, nella segreteria telefonica di Kelly Curtis, manager dei Pearl Jam. Ma invece di trovare un nastro che mi spiegava che l'ufficio sarebbe rimasto chiuso fino al lunedi seguente, con sopresa ricevetti in risposta una voce che diceva "Hello!". Informai quel povero ragazzo che stavo cercando il menager del gruppo. "Mi dispiace, non e' qui - rispose. Io sono Eddie!". Mentalmente stramazzai al suolo poi' riusci a dire: "Mi trovo nel Kentucky e sono a quattro gradi sotto zero. Vorrei una breve intervista con te". "Hmmm" disse Vedder mentre si sentiva sullo sfondo lo squillo di un altro telefono. "Oh...oh...aspetta un attimo. Devi riattaccare un secondo" Rimasi in sospeso un minuto prima di riattaccare. Forse mi prendeva per il culo. Cinque minuti dopo riprovai. " E' ancora il Kentucky?". Ebbi la sensazione, attraverso il telefono che sorridesse.

Sto chiamando da un paesino del Kentucky e vorrei sapere se hai qualche consiglio da dare ai giovani.
"Penso spesso quanto sia diversa la gente che vive nelle piccole citta'. Credo che tutti pensino che l'edonismo e i suoi aspetti principali legati alla nostra cultura siano di proprieta' esclusiva di grandi metropoli come New York o Los Angeles, dove ci sono le cose piu' strane. Una cosa che mi spaventa e mi rende terribile l'idea della Middle America. E' il modo in cui i talk show trattano determinate categorie di persone. Certi individui e certe circostanze che puoi vedere in TV in quella specie di carnaio lurido che sono alcune trasmissioni popolari come Hard o Lurd Affair o come caspita si chiamano. E cioe' mettere in piazza i problemi quotidiani o i rapporti interfamiliari o i fatti criminosi. Quando sei a Los Angeles e vedi queste cose in TV dici: Quanto e' strana questa gente!" Tutto questo puo' essere scioccante".

Ci sono cosi' tanti stereotipi che in qualche modo deformano quest'area geografica del Paese, non trovi?
"Senti, se vuoi andare davvero alla ricerca della verita' non devi essere costretto a vivere in citta' di qualsiasi dimensione. I giovani che vivono in campagna non devono vivere le stesse emozioni di quelli che vivono nelle citta' anche se in fondo potrebbero essere le stesse. Ho viaggiato molto e da quanto ho potuto vedere negli altri paesi, nelle altre lingue, nei modi di fare e di dire, tutto, in fondo, si riduce alla stessa dimensione, tutti condividono lo stesso filo comune".

Da queste parti la gente prende in giro chi segue il rock o la musica grunge. Qui e' il dominio della musica country, capisci?
" In citta' piu' piccole, che possono essere messe a paragone con New York, non sei davvero stimolato a comportarti in maniera diversa da quella che viene definita la norma. Non puoi essere strano. E se non sei normale, puoi anche avere delle noie. Essere additato per i tuoi vestiti, per i capelli o per la musica che ascolti. E' davvero oppressivo sentisi puntato solo per questo. Ma devi decidere di essere quello che vuoi essere e devi andare avanti. Finirai per sentirti piu' libero. Poco per volta e proprio per questo . Comportandoti in questo modo esprimerai la tua personalita' come individuo - non necessariamente come membro di un gruppo. Tutto questo puo' provocare rabbia e felicita', ma ti fara' certamente sentire piu' vivo dentro".

Sarebbe bello per la maggior parte dei ragazzi di provincia avere la possibilita' di afferrare un lampo di luce di vita oltre quella solita musica. Io devo guidare almeno due ore in qualsiasi direzione prima di arrivare a poter comprare una rivista che mi interessa, o un vestito o un disco o uno strumento per suonare.
" E' vero, in alcune zone d' America e' difficile procurarsi cio' che interessa sulla musica o i giornali che si amano di piu', Qualche volta e' persino impossibile. La gente che vive nelle zone rurali non ha la possibilita' di accesso a questa cultura. Sia che suoni le tue canzoni di fronte a venti persone in una saletta qualsiasi o di fronte a ventimila in uno stadio, bisogna comunque essere sempre se stessi. Resto affascinato dalle lettere che mi arrivano da musicisti che vivono in piccole citta'. Vogliono allo stesso tempo rimanere li ed essere un grosso pesce in un piccolo stagno, oppure se ne vogliono andare per sempre in un posto grande. Io dico, uscite fuori. Fatelo davvero. Guardate quello che c'e negli altri stagni oppure provate a navigare in un oceano.

Sono cambiate delle cose da quando i Pearl Jam hanno fatto un salto nell' oceano?
Le cose cambiano sempre. Non opponete resistenza allora. Quando hai una simile reazione alla tua musica non importa se lavori in una stazione di benzina o sei una persona di successo. Piu' grande e' la ricompensa maggiore sono i problemi. Ma il cambiamento e' certamente qualcosa che tutti noi cerchiamo in qualche modo di tenere lontano prima o poi. Tuttavia questo discorso non implica il compromesso. E' chiaro che le cose sono cambiate per i Pearl Jam ma noi non abbiamo iniziato come una band che non aveva successo; non abbiamo mai tradito la nostra musica e le nostre convinzioni. Il nostro pubblico e' cambiato perche' e' cresciuto , nel frattempo. E adesso molta piu' gente puo' dividere tutto questo con noi. Non molto tempo fa di noi si poteva leggere solo nei giornaletti underground mentre adesso siamo considerati una specie di boccone succulento, addirittura uno status quo. Qualche volta comincio a crederci anch'io ma poi mi vengono in mente quelli che non hanno accesso a questo genere di musica, penso a chi non sa nulla di noi e mai lo sapra'."

E allora che cosa possiamo fare noi in questo mondo quando la musica si ferma?
"Molto. E' molto importante. Ogni giorno ci svegliamo e contribuiamo a creare il nostro ricordo. Noi dobbiamo dare il meglio di quello che possiamo, anche se solo per un giorno. Scopri quali sono i tuoi fini e cammina, va avanti verso quello scopo, passo dopo passo. La tua felicita' e il controllo formano la responsabilita'. Bisogna lavorarci su. Devi dare tutto cio' per te stesso. Non ti abbattere, non ti intristire. L' ho imparato su me stesso. Una volta credevo di essere schiacciato dalle situazioni ma quando ho deciso di affrontare con responsabilita' la vita allora sono diventato molto piu' libero."

Non ce' molto tempo da specare.
" Abbiamo un solo viaggio di andata nella nostra vita o - chissa' - ce ne saranno altri, in altri momenti. E' come un viaggio con l'acido, almeno credo. La cosa principare resta comunque questo viaggio, sono sicuro. E noi dobbiamo fare in modo che sia il migliore dei viaggi possibili."

Vorrei ringraziarti per la disponibilita'. Forse non avresti dovuto prendere questa telefonata.
" Beh, congratulazioni, sono settimane che vado scappando da Rolling Stone che mi vuole intervistare. Puoi farmi un favore? Cerca per cortesia di ridurre le mie fresi nel modo piu' conciso pissibile. Spesso ho il vizio di dilungarmi sulle cose".

Faro' doppia attenzione.
Grazie Cindy. Forse potremmo non vederci mai piu' in questa vita, ma voglio comunque augurarti la piu' grande felicita'"

Grazie molte. Un' ultima domanda: ma tu sei felice?
"Hmmmmmmm....Sto nuotando nell' oceano".

Ho scoperto cosi' che Eddie Vedder e' proprio un tipo speciale di ragazzo. Un vero amico. Un girovago. Una superstar. E cosi' se tu sei un fan dei Pearl Jam o soltanto uno che si sente un disadattato se pensi che nessuno si preoccupi di te e nessuno ti ascolti mentre gridi in mezzo ad un campo, allora, questo ragazzo di nome Vedder, beh, e' proprio come te.

Edited by Laura Roma - 8/3/2007, 09:35
 
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Filoexp
view post Posted on 8/3/2007, 10:09




Grande Laura!!! Grazie!!!
 
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Laura Roma
view post Posted on 9/3/2007, 20:49




FEBBRAIO 1998

IL RITORNO

Le precedenze di Yield

Atto 1

Che giornata incredibile! Stone Gossard ha ragione: guarda fuori dalla finestra del quindicesimo piano che ci ospita e stenta a credere a tutta la luce e al sole che oggi inonda Seattle, sbucato fuori stamattina dopo tre giorni di gelida pioggia orizzontate sferzata dal vento del pacifico. E come lui, nemmeno seattler, gli abitanti della citta', credono ai loro occhi e si agitano come ragazzini per le strade della metropoli, intenti a non farsi sfuggire nemmeno un raggio di calore. Ecco perche' mentre si raggiunge l'albergo per l'intervista e' facile incontrare persone con piumino da neve e pantaloncini corti, ragazze con lunghi vestiti leggeri ed estivi, qualcuno addirittura in canottiera, anche se non faranno piu' di cinque gradi ed il pacifico non smette mai di ricordare la sua davvero vicina presenza. Insomma si, e' pieno inverno, ma per Seattle oggi e' festa; e' uno dei cento giorni di sole all'anno (gli altri duecentosessantacinque piove e/o nevica) e non ce' bisogno di pensare ad altro. O forse si. Perche' Gossard ha ragione anche per altri motivi, visto che questo e' proprio l'incredibile giorno in cui i Pearl Jam tornano a rilasciare interviste dopo un silenzio stampa durato qualcosa come cinque anni. Un periodo assai lungo, sopratutto per i giornali assetati di notizie, ma anche un tempo ricco di soddisfazioni per il quintetto cittadino, arrivato alla decisione di tagliare i ponti con i mass media dopo il successo epocale e lo stress gigantesco accumulato con Ten, il debutto. Un album dall' intensita' incredibile, capace di proitettare immediatamente i Pearl Jam nei favori del pubblico mondiale e sotto la continua osservazione rompiballe da parte della stampa, con quell accumulo di domande stupide e inutili gossip che trascino' il gruppo ad una nutrita serie di drastiche decisioni: niente interviste, niente videoclip per promuovere gli album seguenti e, sopratutto, nessun contatto con la stampa, lasciando che fosse solo il colossale passaparola di un pubblico fedele a spingere in alto le vendite dei lavori successivi: a tutti gli effetti, l'unica pubblicita' di cui hanno goduto Vs, Vitalogy, e No Code. Ma le regole sono fatte per essere infrante, ed ecco cosi' che l'arrivo del nuovo Yield, uscito il tre febbraio in tutto il mondo, cambia lo stato delle cose e porta i Pearl Jam a radunare a Seattle una manciata di giornalisti venuti da tutto il mondo appositamente per sentire, parlare ed investigare sull' attuale condizione del gruppo. Ad aprirsi al microfono ci sono il chitarrista Stone Gossard, che abbandona la finestra e siede gustandosi un te', ed un emozionato Jeff Ament, il bassista. L'arrivo di Eddie Vedder e Mike McCready e' previsto per il pomeriggio, mentre il drummer Jack Irons e' rimasto tranquillamente a casa in California.

Innanzitutto, perche' siamo qui? Cinque anni senza fare interviste, promozione e tutte le cose che collegano i gruppi di stampa. Ed oggi? Cosa e' cambiato per i Pearl Jam?
Ament: Mah, volevamo presentare al meglio questo nuovo disco, nessun motivo specifico oltre a questo.
Gossard: Potrebbe essere l'occasione giusta per ricordarci perche' non abbiamo fatto interviste negli ultimi cinque anni e, magari tornare a non farne piu' per i prossimi cinque a venire (ridono).
Ament: Per ora abbiamo una fitta serie di appuntamenti con mensili, quotidiani, radio.

E fra loro ce' anche Rolling Stone? Ricordo che tre o quattro anni fa il giornale americano tento' di distruggere l'immaggine di Eddie Vedder, accusandolo di esser un falso clamoroso...
Gossard: Mah, non so se ci sono nella lista, ma certo noi non abbiamo problemi. La cosa allora prese una brutta piega sopratutto nella loro mente e, da una parte, posso anche capirli. Erano mesi che ci inseguivano per ottenere un intervista, solo che capitarono in un periodo completamente sbagliato, non eravamo proprio nell' attidudine e nell' umore giusto per parlare con la stampa. Era una cosa che stavamo evitando in ogni modo. Beh, dopo una lunga serie di no, evidentemente loro si sono....arrabbiati. E non hanno trovato nient' altro da fare che ricostruire la vita privata di Eddie, specialmente quella del suo periodo pre-Pearl Jam, supportando la teoria di come lui avesse sempre cercato il successo ad ogni costo, e che tutto il suo personaggio fosse "finto alternativo" ed in realta' assetato di fama e soldi.
Ament: Solo un tentativo ridicolo di far male a qualcuno.

Il motivo che ci porta a quest'incontro e' l'uscita di Yield, il vostro quinto album. Segna novita' sostanziali rispetto ai precedenti?
Gossard: Si, certo. E la piu' importante, quella che sentiamo piu' forte delle altre, e che stiamo crescendo notevolmente come band. Questo e' certo. Voglio dire, sappiamo sempre di piu' come si fanno i dischi, quali sono i nostri tempi e i nostri modi ideali di lavorazione. Stavolta e' migliorata anche di piu' la nostra capacita' di essere band, di lavorare davvero tutti assieme. Si e' sempre trattato di contributi individuali combinati tra loro, questa e' sempre stata la base dei Pearl Jam. Ma in questo nuovo lavoro la cosa e' stata ancora piu' intensa e profonda, abbiamo raggiunto una maggiore alchimia. Con Yield abbiamo alzato il livello della nostra intesa comune. Perche' quello che ci preme di piu', comunque, e' sviluppare al meglio le nostre idee, fare buona musica e cercare di migliorare sempre come musicisti.

Beh, e' strano sentirvi dire questa cosa del miglioramento, dopo che i vostri lavori hanno venduto oltre venti milioni di copie nel mondo...
Ament: Si e' vero. Ma e' normale cercare sempre di crescere, no? O quantomeno e' quello che noi tentiamo di fare. Insomma, i Pearl Jam non hanno obiettivi stellari da raggiungere, siamo gia' piu' che soddisfatti di quello che e' successo alla band in questi anni...Ora cio' che riserviamo come persone e' soltanto provare a scrivere la migliore musica possibile, collezionare una serie di canzoni interessanti, lavorare per trovare ognuno il proprio sound migliore. Questo e' cio' che ci interessa, il resto conta meno.

Vuol dire che non state progettando olive giganti e megaschermi da inserire sul palco nel corso del vostro prossimo tour?
Gossard: Ah, ah...come gli U2, vero? No, non ci interessa, davvero. Cosi come non puoi spingermi a fare polemica con loro, perche' non e' la mia idea. Il fatto e' che siamo tutti insieme dentro questo business, nel quale ci sono tante opzioni possibili tra cui scegliere. L'unica cosa che so e' che a noi non interessa diventare grandi quanto lo sono loro. Ci piace molto di piu' l'idea di rimanere una piccola comunita' che fa musica, che viaggia ovviamente anche attraverso le difficolta' che sorgono all'interno di un gruppo, quelle dovute alle singole personalita', una lotta di idee dalla quale poi scaturisce sempre nuova musica. E, sopratutto, ci interessa continuare a comunicare con gli altri, col pubblico, e farlo solo a modo nostro, senza doverci per forza preoccupare di quanti biglietti vendiamo, di quanta gente compra i nostri dischi, degli stadi mezzi pieni o mezzi vuoti. Ma se altri hanno intenzione di fare questo e di vivere cosi', beh, liberi di farlo.
Ament: Che comunque mi sembra una carattersitica propria dei gruppi in giro da lungo tempo, come la band di Bono oppure i Rolling Stones.

Ai quali avete fatto da supporto per tre recenti serate ad Oakland. Come e' andata?
Gossard: Bene, molto bene. Siamo sempre stati dei loro grossi fan, a Mike quasi veniva un infarto per l'emozione. Si, eravamo un po' tesi, ma poi Charlie Watts, il loro batterista, e' venuto nel backstage per conoscerci, ha iniziato a raccontare una serie di storie divertenti che sono capitate agli Stones negli ultimi tempi e tutto si e' risolto serenamente e con molte risate.
Ament: Si. Watts ha fatto di tutto per metterci a nostro agio. Si e' rivelata un' ottima persona, cosi' come anche gli altri. Ci siamo divertiti molto con loro ed e' stato anche interessante scoprirli nel privato, visto che avevano tutti quanti le famiglie a seguito.
Gossard: Comunque e' andata bene anche sul palco. C'erano anche molti nostri fan, gente venuta li apposta per noi, per vederci suonare.
Ament: Dopotutto il nostro nome era scritto grande sul cartellone di presentazione.

Visto che di interviste se ne e' parlato per un lungo tempo, la stampa mondiale ha trovato spesso l'occasione per spettegolare sul vostro conto, appiccicandovi di tanto in tanto questo o quel nemico. Anche i REM e gli stessi U2, tra gli altri, prima di scoprire che si trattava solo di balle. Ed allora ditelo voi: chi nel corso di questi anni si e' veramente comportato come "nemico" dei Pearl Jam?
Gossard: Kurt Cobain! Davvero! Immaggina che situazione... E' successo all'inizio della nostra vita come band, eravamo assieme da poco piu' di sei mesi, credo. Comunque era il periodo in cui iniziavamo qua e la nei locali di Seattle, stavamo gia' pensando al nostro primo album, pero' non avevamo ancora trovato un contratto discografico. Bene, Kurt lo avevamo incontrato un paio di volte durante queste occasioni, all'epoca i Nirvana erano gia' famosi e stavano preparando il loro secondo album. Ma fra noi non c'era mai stato problema, anzi, sembrava proprio una situazione tranquilla ed amichevole fra due gruppi che fanno parte della stessa scena, capito come? Finche' un giorno ci capita di leggere un' intervista che lui aveva rilasciato ad un giornale locale in cui diceva: I Pearl Jam fanno schifo,, sono davvero un gruppo che fa canzoni di merda. Immaggina te come siamo rimasti. Insomma, ce' questa persona che tu ammiri come performer e che hai sempre seguito con interesse come autore perche' e' in grado di scrivere canzoni strepitose. E lui cosa pensa della tua musica? Che fa schifo! Io volevo morire!
Ament: Credo comunque che in seguito abbia cambiato idea. Sono sicuro che negli anni successivi Kurt si sia ricreduto sul nostro conto. Alla fine eravamo diventati buoni amici e non credo che avesse mantenuto quella stessa opinione nei nostri confronti...ma volevo anche dire che non ce' quasi mai un motivo per odiare al 100% un altro gruppo. Magari conosci la gente di un' altra band e trovi che il cantante e' molto simpatico, ma il chitarrista e' un completo imbecille. Cose cosi', come nella vita.

Voi vivete ancora a Seattle. Perche'?
Gossard: Che intendi dire?

No, che so: qui piove trecento giorni all' anno, fa sempre freddo. Da buoni rocker, non sarebbe meglio trasferirivi alle Hawaii, dove fa decisamente piu' caldo?
Gossard: Nah, non fa per me. E' vero che noi siamo spesso in viaggio, sia come band che per nostro piacere personale, e forse questo ci aiuta nel vivere qui. Ma io adoro Seattle, e' il posto dove sono nato e cresciuto, ed e' bellissimo rimanere in casa tre giorni di seguito perche' fuori piove e non puoi azzardarti nemmeno ad uscire. Certo, se piovesse per sei mesi di fila, credo proprio che cambierei idea! Ma e' bello aspettare il sole che esce. Ti da un umore che mi piace molto.
Ament: E poi qui ci sono i Sonics, una delle squadre pu' forti dell' NBA.
Gossard: Si, ed anche ottimi ristoranti, buone gallerie d'arte, splendidi posti attorno alla citta'. Puoi sciare, fare immersioni e c' e' il Pacifico ad un 'ora da qui. Non saprei davvero dove altro andare.

I vostri posti di vacanza preferiti?
Ament: La Turchia e' sorprendente, cosi' come l'Italia, la Grecia e tutti i paesi del Mediterraneo. Sono stato da voi il mese scorso, come turista. Ho girato le Cinque Terre, Firenze, Siena. Qualcuno mi ha anche riconosciuto per strada, ma nessuno poi mi ha fermato per chiedere autografi o per una stretta di mano.
Gossard: Io adoro i Caraibi, l'Australia, l'Italia. Ma anche il Messico e la Costa Rica sono splendidi posti da visitare.

Ma esiste ancora una scena musicale a Seattle? I giornali sono sempre pronti a definirla "agonizzante"...
Ament: Mah, io non lo so. Se esco di casa, preferisco andare a bere in qualche bar con gli amici. E' molto che non ascolto musica live, non sono informato sulle novita'. E se proprio voglio sentire qualcosa di nuovo, metto su un compact a casa mia. Ora sono abbastanza preso dalla world music basata su percussioni e ritmo.
Gossard: No, io so invece che qualcosa di interessante e' rimasto nella scena musicale di Seattle. Ma il mio e' anche un interesse professionale, in quanto porto avanti anche l'attivita' con la Loosegroove, la mia etichetta discografica.

Ed hai anche un attivita' parallela nei Brad. A quando i Pearl Jam di supporto alla tua band?
Gossard: Uhm, non sarebbe male come idea, no? Forde dopo il prossimo lavoro dei Brad, che dovremmo riuscire a pubblicare entro la fine di quest' anno.

Il 20 Febbraio parte da Maui il nuovo tour mondiale dei Pearl Jam. Vi aspetta una situazione stancante?
Ament: No, affatto. Andremo in tour solo nel corso di quest'anno e faremo in tutto piu' di 50-60 date. Partiamo dall' Oceania, poi abbiamo concerti qui negli States e saremo in Europa per Settembre-Ottobre. Ma abbiamo molte pause per riposarci e non farci pesare piu' di tanto lo stress del tour.

In un intervista, Dave Grohl dei Nirvana ha detto di aver lasciato Seattle perche' dentro casa sua c'era un fantasma che lo tormentava. Nessuna storia paranormale nei Pearl Jam?
Gossard: No, nessun fantasma, non mi pare.
Ament: Sai cosa? E' gia' paranormale essere in una band come questa, non abbiamo bisogno di fantasmi ad elettrizzarci l'esistenza. La vita e' gia' cosi' strana di per se.

Ultima domanda: quanto dureranno i Pearl Jam?
Ament: Finche' ce la faremo a salire sul palco, stanne certo. Con le nostre due band precedenti, io e Stone non siamo andati mai oltre il primo disco e qualche manciata di Ep. Ora con i Pearl Jam siamo gia' a quota cinque. Credo che una striscia di dieci sia sufficente. Ma manca ancora tanto tempo per completarla.
Gossard: E dopo che ci saremo sciolti da qualche anno inizieremo a pensare ad una reunion, cosi, tanto per suonare di nuovo assieme. Faremo un tour come tutti i vecchi gruppi che si ricostituiscono, rispolvereremo tutti i nostri brani. Si, sara' divertente scioglierci un giorno.

Atto 2

Isolamento. I Pearl Jam hanno trovato nell' assenza dal mondo dei media il rimedio alla sindrome da rock star. Perche' avete scelto questo metodo di difesa?
Vedder: Stavamo muovendoci troppo veloci. Proprio come quei gruppi che dopo aver pubblicato un disco vanno in tournee in tutto il mondo. Non so se eravamo davvero felici, anche se riuscivamo comunque a sopravvivere.

Siete sopravvissuti a tutte le altre band grunge, vero?
Vedder: Parte della sopravvivenza sta nel non farti uccidere.
Gossard: Il fatto di non fare interviste, non fare video e non andare in tour ci ha aiutati a sopravvivere.
Vedder: Suonare. Ecco cosa bisogna fare come band. Tutto il resto, oltre a distogliere la concentrazione dal punto centrale ti da una strana percezione di te stesso. Cambia la prospettiva che hai del pubblico, perche' la prospettiva del pubblico nei tuoi confronti e' cambiata.

Siete riusciti a restare concentrati?
Vedder: Si
Gossard: Avevamo bisogno di staccare. Abbiamo sottovalutato a lungo la crescita di noi come persone ed era diventato difficile far combaciare gli estremi. Restare in una band, continuare ad essere amici, scrivere canzoni e nel frattempo avere una famiglia. Gli elementi che rappresentano la vita di orgnuno di noi. Il problema e' che bisognava fare i conti con tutte queste cose, sapendo bene che avevamo voglia di suonare e fare dischi e che in effetti stavamo facendo dei dischi. Quali show ci sono davvero piaciuti? Come sarebbe stato il nostro programma quotidiano se avessimo davvero scelto quello che ci piaceva? In realta' facevamo semplicemente tutto. Cinque giorni di interviste, tre video, duemila giorni di concerti. L'etichetta discografica puo' farti lavorare anche fino all' alba se glielo permetti. Se non vedi nulla di meglio, allora lo fai. Ecco, questo e' esattamente quello che' successo. Stavamo sgretolandoci e cosi' ad un certo punto abbiamo detto fanculo, non faremo proprio un bel niente, che ne dite? Beh, per un po' di anni e' stato perfetto e ci ha davvero aiutati a capire che non devi per forza stare al gioco per essere una buona band.

Ma i fan si sono lamentati...
Gossard: Praticamente abbiamo fatto un disco all' anno. Ci sono molte buone band che sono state assenti dalla scena per molto tempo. Noi non abbiamo fatto grosse tournee per tre anni e probabilmente non ne faremo piu' di cosi' estenuanti.

E' stato questo uragano che si e' abbattuto sui gruppi di Seattle che ha ucciso il grunge?
Vedder: Prima hai chiesto perche' siamo stati i soli a sopravvivere. Ma in realta' non e' una domanda corretta, perche' tutta quella gente sta ancora facendo musica. Chris Novoselic ha una band. Chris Cornell suona ancora, cosi' come Matt Cameron e Ben Shepard. Se ci sono state band che sono sparite, si tratta dei secondi arrivati e non faro' nomi...ma non mi sembra che nessuna band sia stata uccisa. Non sono sparite: fanno ancora musica. E se Babbo Natale non si veste piu' grunge perche' non va piu' di moda mi sembra una cosa positiva. Sono contento che quell 'aspetto sia morto.
Gossard: Ogni movimento musicale deve fare i conti con i media. Studiano ogni fenomeno in ogni minimo dettaglio, e quello di Seattle e' stato cosi' approfondito che la gente si e' semplicemente stufata di sentirne parlare. E' tutto finito per quanto riguarda i media. Dal punto di vista degli individui, invece, ce' ancora molto fermento nella nostra citta' e molta buona musica. Comunque, tutti gli elementi tipici di Seattle, l'isolamento geografico, la Sub Pop Records, il fatto che nessuno musicalmente avesse fatto granche' in precedenza, hanno contirbuito a creare quello che e' stato chiamato il grunge. La possibilita' che una cosa del genere si ripeta in futuro, con lo stesso impatto, e' abbastanza improbabile. Sarebbe come affrontare un esame. Ogni cosa che e' vagamente decente, ora, e' subito scrutinata. Prima potevi ancora suonare per anni e anni e nessuno ti filava minimamente. C'e' stato il tempo di approfondire e quando ci hanno scoperto hanno trovato una cosa bella e pronta.

Cosa ha provocato a Seattle il fatto di essere al centro dell' attenzione?
Gossard: Chi lo sa?
Vedder: Per chi e' coinvolto con la musica, probabilmente ha fatto capire quanto possono diventare assurde le cose.
Gossard: Esatto, questo e' giusto. La vita puo' essere davvero bizzarra.
Vedder: E chi si sentiva protagonista di questo movimento non ha nemmeno avuto l'atteggiamnto tipo: ehi, venite signori e signore, benvenuti a Disneyland e Grungeworld. Non e' stato cosi, nessuno aveva nemmeno intenzione di rilasciare interviste a Time Magazine. Se l'avessero fatto, magari li avrebbero soltanto presi in giro.

E adesso come', dopo tutti questi anni?
Vedder: I computer sono diventati molto di piu'...sai, ce' il caffe' e molte altre cose che hanno un grosso impatto sull' economia.
Gossard: Bill Gates...Ascolta, che ne pensi dell' ultimo disco. Ti piace?

Sono stata sorpresa che non abbia seguito la scia di No Code. Mi sembra che in quello vi eravate messi a sperimentare nuove formule.
Vedder: Wow.
Gossard: Piu' che nell' ultimo?

No Code indicava una nuova direzione, piu' introversa, il nuovo CD invece e' spesso rock diretto. Ce un motivo?
Gossard: In generale, non direi. Immagina: senti questa canzone, ti piace? Si, mi piace. Beh, allora mettiamola sul disco. Ok, eccone un' altra, ti piace anche questa? Sembra buona. E allora mettiamoci pure questa. Questo e' il procedimento. Il disco viene fuori giorno dopo giorno. Non ci siamo mai messi a discutere su che tipo di disco sarebbe dovuto venir fuori. L'unica cosa che abbiamo stabilito all'inizio e' che avremmo dovuto fare un disco migliore del precente. (Vedder ride)
Gossard: Per quel che riguarda il tipo di disco che deve venire fuori...noi proviamo fino a quando non finiscono i soldi. Poi mixiamo.

I pezzi sono legati all'umore nel quale vi trovate ora?
Gossard: Si

Siete meno introversi?
Gossard: Certamente.

Su No Code era come se foste seduti a casa a sperimentare.
Vedder: Giusto. Personalmente non sono molto contento di quel disco. Ma oramai lo avevamo fatto. E comunque ci sono brani come "Habit" su quel disco, e "Lukin". C'e' roba simile anche nel nuovo, quindi non mi sembra.
Gossard: La gente dice che l'ultimo disco non era come un disco rock. Poi, pero' Habit e Hail Hail e Lukin e quei pezzi sono completamente rock. Ma le lamentele sono sempre le stesse: disco sperimentale.

Quindi avete deciso di seguire un' altra direzione...
Gossard: Ci sono arrangiamenti sperimentali anche su questo disco. Non credo che Given To Fly sarebbe sta cosi' se non avessimo fatto Who You Are l'anno prima. Intendo dire che Jack Irons non si sarebbe sentito a proprio agio a suonare un cosi' strano giro di shuffle. Ci sono contaminazioni che provengono da No Code in tutto l'album. Credo che Sometimes sia molto strana, va e viene. Wishlist e' piu' diretta ma ha ugualmente un arrangiamento pazzo.

Questo disco non e' ne come il vostro primo ne come l'ultimo. E' una via di mezzo. Come se non si capisse quale direzione intraprendere.
Gossard: Credo che sia piu' equilibrato , perche' ora conosciamo cosa sappiamo fare e cosa ci e' familiare. Sappiamo anche come muoverci su terreni inesplorati. Se ci limitassimo soltanto alla sperimentazione fine a se stessa, sarebbe devvero un disco frustrante da ascoltare.

Mi pare che non ci sia nulla da obiettare.
Gossard: Secondo il mio punto di vista, quando ascolti un gruppo e capisci il loro tipo di musica, preferisci ascoltare il sound che viene loro naturale. Tutto cio' che viene automaticamente filtrato dalla loro sensibilita', senza che debbano per forza somigliare a qualcosa di predefinito. Pero' vorresti anche che facessero tentativi. Beh, io credo che questo disco sia una combinazione di tutte queste differenti tensioni.

Eddie, sei sempre stato la voce di questa generazione, con rabbia, pessimismo...
Vedder: E' scritto sopra il mio letto.

Tutte quelle persone sono cresciute, ora. La cosa ti ha fatto mai pensare alla direzione che dovrebbe prendere la band?
Vedder: Non mi sono mai posto il problema. Non e' cambiato nulla.
Gossard: Siamo contenti che la gente compri i nostri dischi, crediamo che ai ragazzi piaccia la nostra musica e la senta vicina. Ci rende felici. Specialmente se siamo eccitati dal disco.
Vedder: Gia', specialmente se comunque era quello che volevamo fare.

Hai rilasciato molte interviste nel passato, nelle quali hai affermato di odiare lo status di superstar. Come vanno le cose adesso?
Vedder: Molto meglio. E' un atteggiamento ipocrita lamentarsi di questa roba e poi farsi mettere su dai media. Ora mi sento molto distante da tutto quel discorso. Ho tutto il diritto di dirlo, ora. E davvero questa potrebbe essere...non so, non mi interesserebbe affatto se fosse l'ultima intervista. Non voglio piu' essere coinvolto in questa storia. Forse sono salito di un gradino. Non mi disturba parlare, e' normale, ma non ho interesse ad essere presente nei media, a parte fare i dischi. Non mi interessa se la mia foto non sara' piu' pubblicata.
Gossard: Questo e' un po' un esperimento per noi nel business. Abbiamo deciso di fare ancora un po' di stampa, non ce lo avremmo fatta per il resto dei nostri giorni. Abbiamo deciso tutti insieme che poteva andare, che avremmo provato. Potrebbe essere l'ultima volta che rilasciamo un' intervista.

No Code non ha venduto molto. E' stato per questo che avete deciso di fare ancora un po' di stampa?
Vedder: Ce' un fattore da considerare...che ha dato equilibrio alle cose. E' stato davvero un anno molto, molto positivo. Facciamo musica perche' vogliamo farlo, non perche' siamo costretti, e non lo facciamo per vendere. Sono entusiasta di come e' andata per No Code, va benissimo. Qualsiasi band sarebbe felice di quelle vendite.

Hai detto: Quelle vendite mi hanno dato l'occasione per essere nuovamente normale.
Vedder: Gia', infatti...
Gossard: (lo interrompe) Per lui, forse non ci crede davvero. Per me, ho dato un' occhiata alle vendite e ho detto: forse e' un disco non cosi' buono come avrebbe dovuto essere. Forse non abbiamo lavorato su quel disco abbastanza duramente.
Vedder: (annoitato) O forse non abbiamo sculettato abbastanza su MTV, come fanno molti altri per vendere i dischi. Se quello e' il modo per vendere dischi, che lo facciano pure. Non continuero' certo a fare quella merda. Preferisco la mia dignita'.

Sembra che tu voglia sabotare il successo...
Vedder: Non esattamente. E' un processo naturale. Ed e' grandioso.
Gossard: No code e' uno dei dischi che preferisco. Anche se come portavoce del gruppo posso dire che avremmo potuto suonare meglio, avere un sound migliore, avremmo potuto scrivere pezzi migliori. Vorrei sempre riuscire a suonare meglio. Ma questo sono io. Chiunque altro nel gruppo potrebbe dirti una cosa diversa su cosa conta davvero. Il fatto che non sia stato un disco accettato con entusiasmo da tutti, rispetto agli altri dischi che abbiamo fatto, mi ha fatto pensare: beh, faro ' meglio la prossima volta, scrivero' pezzi piu' belli e faro piu' demotape, per avere piu' materiale dal quale poter scegliere.

Non ti ha frustrato il fatto di non aver venduto bene?
Gossard: No, non mi ha mai frustrato. E' come per una nuova stagione, qualcosa di nuovo da fare, su cui concentrarsi. Passare attraverso un disco percepito, soprattutto dal punto di vista delle vendite, deludente, e' stata un' esperienza positiva per la band. Se avesse venduto otto milioni di copie, probabilmente staremmo a fargli il verso, suonando senza emozione.

Non ti sembra strano avere un atteggiamento cosi diverso da Eddie? Quello che trovi deludente, per lui rappresenta un sollievo.
Gossard: Io apprezzo questa situazione per altre ragioni. A me ha dato nuove energie, mentre ad Eddie ha permesso di prendere le distanze. Ecco il punto, quando si hanno cinque opinioni differenti in un gruppo.

Dopo la morte di Cobain hai dichiarato: Se questa parte di America, con tutte le sue influenze, non fara' nulla per cambiare, allora sara' una vera tragedia. Credi che sia successo proprio questo?
Vedder: Stiamo ancora in un fase di trasformazione. Credo che tu ti riferisca ad un concetto generale. Il cambiamento ci sara' sempre. Mi riferisco alle arti che riflettono la societa', in modo che la gente riesca a capire un po' meglio, in modo da dare una nuova prospettiva alle cose, e poi in genere...Sai, comunque non ci sara' mai una presa di coscienza di massa. So che in quell' intervista parlavo di Seattle in generale, ma solo perche' eravamo in cima alla piramide, eravamo la forza motrice, la band piu' influente nella musica al tempo. Ce' ancora quel tipo di influenza, adesso; Chris Novoselic riesce a condizionare l'andamento politico locale e si sta anche spingendo oltre. Non e' mica una scappatella, che se non funziona poi smetti.

I musicisti usano il loro potere in modo positivo?
Vedder: Faccio il possibile. Credo che in genere siano persone piuttosto responsabili.

Hai anche affermato di sentirti colpevole del tuo successo, e che molte altre band sono state trascurate. Stone e' per questo che cerchi di promuovere nuovi gruppi con la tua etichetta?
Gossard: Credo sia una delle ragioni. Forse e' stata solo la giustificazione. Ma poi la ragione che mi spinge a continuare e' che amo molto di quelle band e mi piacciono i loro progetti. Tendo a voler fare progetti. E' la mia personalita'. E' una cosa buona da fare. So qualcosa dell'industria musicale. Ho il mio studio, molti amici che suonano...hey, ho dovuto fare un' etichetta.

Edited by Laura Roma - 25/3/2007, 23:18
 
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fifo83
view post Posted on 14/3/2007, 14:14




CITAZIONE (Laura Roma @ 8/3/2007, 09:23)
Ho scoperto cosi' che Eddie Vedder e' proprio un tipo speciale di ragazzo. Un vero amico. Un girovago. Una superstar. E cosi' se tu sei un fan dei Pearl Jam o soltanto uno che si sente un disadattato se pensi che nessuno si preoccupi di te e nessuno ti ascolti mentre gridi in mezzo ad un campo, allora, questo ragazzo di nome Vedder, beh, e' proprio come te.

Già condivido in pieno mi sento proprio come lui uno qualunque, come tanti che è libero ed il solo padrone della propria vita, sarà che amo i Pearl Jam perchè mi riconosco nei loro pensieri...
E tanti invidiano il suo essere così al di fuori del mondo d'oggi pieno di cose inutili materiali, che spesso ci offuscano la mente e come dice Eddie in Garden...

"Non metto in dubbio la nostra esistenza
Metto semplicemente in dubbio i nostri bisogni moderni"
 
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Laura Roma
view post Posted on 25/5/2007, 18:53




L' intervista a Mike mcCready la trovate qui!

http://www.kirotv.com/video/12301539/index.html
 
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†LiFeLeSS DeaD†
view post Posted on 25/5/2007, 18:56




Si zietta l'ho già vista tipo 1 miliardo di volte!La so quasi a memoria!!!Ma nn m stanco mai d guardarla!!!GRAZIEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!Ti lovvo zia!!!6 da sposareeee!!!
 
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30 replies since 14/10/2006, 15:26   3197 views
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