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addiction glenn hughes

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view post Posted on 18/2/2014, 13:50
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ciao
mi è capitato tra le mani questo disco e da circa 15 giorni gira nel mio lettore premetto che di glenn avevo ascoltato altre cose del passato ma tutto sommato niente di che ma questo disco lo ritengo un capolavoro vi allego una recensione che condivido in tutto ....ascoltatelo un gran bel disco
recensione di silent man per debaser




pg4h

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lcuni rintocchi... Tonfi sordi... contro le tempie avverto una pressione insopportabile...
Dolore... sofferenza... Buio...
Poi la rabbia… lacrime scivolano lungo le guance... fino alle labbra e sui denti digrignati…
Sangue e sale si mischiano ma hanno lo stesso sapore... Quell’amaro intenso che ti spinge a lottare contro un fallimento contro una perdita... contro qualcosa che non c’è più... che ci ha cambiati definitivamente...
A cui avevamo dedicato chissà quanto tempo e che speravamo mai e poi mai di dover abbandonare...

Urla e disperazione...

Ma la vita continua... e il dolore ci fa sentire si male, ma ci fa capire quanto siamo vivi...
Allora lottiamo perché non è finita... Perché solo quando si è toccato il fondo si capisce quanto siamo in grado realmente di fare e quali sono le nostre capacità e le nostre grandi fortune... nella speranza di non tornare mai più in quel luogo così scuro e desolato...

Questo è il messaggio che un disco/concept di Glenn Hughes come Addiction (1996) mi ha trasmesso, in cui Glenn fa una sorta di autobiografia riguardo al suo passato di eccessi (droga in primis) e di perdite (il suo amico Tommy Bolin ex-chitarrista dei Deep Purple morto di overdose).
La sua voce camaleontica compie un mutamento davvero impressionante rispetto ai suoi tipici canoni.
Costantemente graffiante e solo in piccoli frangenti delicata e “tenera”, raramente acuta e gracchiante, la voce con quella timbrica tipicamente nera di Mr.Glenn Hughes trasmette tutto ciò di cui ho parlato in maniera perfetta quasi stesse vivendo le emozioni descritte in diretta mentre registrava.
Il genere di musica proposto è una sorta di rock-blues molto pesante ed oscuro come non vi aspettereste mai da questo autore, nonostante il suo brevissimo periodo trascorso con i Black Sabbath (The Seventh Star grandissimo album).
Ed è qui la forza di un disco che a mio parere non è stato considerato abbastanza rispetto agli altri capolavori di the voice of Rock.
Il lavoro svolto dai grandi musicisti quali Marc Bonilla (guitar, keyboards con il quale Hughes ha scritto la maggior parte dei pezzi), Joe Travers (drums) e Joakim Marsh (guitar), che hanno accompagnano solo in questo disco il talentuoso Glenn (che per chi non lo sapesse è anche bassista), è pressoché privo di pecche ed è anzi carico di mood e di groove.
I pezzi sono per la maggior parte carichi e piuttosto diretti, in your face detta all’americana (ad es. pezzi come Death of Me, Addiction o Cover Me), anche se non mancano un paio di lenti davvero ben fatti e piuttosto commoventi quali Talk About It o la finale I Don’t Want To Live That Way Again, nelle quali Glenn sfodera prestazioni davvero fenomenali che più di una volta mi hanno emozionato fino al limite del pianto.
La qualità di registrazione del disco è oserei dire bilanciatissima e non si può fare nessuna critica negativa a riguardo.
Particolare ma secondo me appropriato l’artwork che ritrae in alcune foto un Glenn Hughes davvero serio come raramente si vede e in altre alcuni oggetti riguardo droghe e memorie (es. delle pasticche, una lavagna ecc.). Certo non è un capolavoro l’artwork, ma ci si può nettamente passare sopra anche perché in quasi tutti gli album di Glenn Hughes l’artwork è pressoché inesistente o davvero kitsch (vedi From Now on) anche perché basta e avanza la sua musica e soprattutto la sua voce per farci apprezzare la spesa di soldi per il cd.

Sicuramente un disco particolare che non consiglierei per avvicinarsi a un artista come Glenn Hughes (meglio dischi quali From Now On oppure l’ultimo Song In The Key Of Rock) in quanto generalmente portato a proporre un genere alquanto più solare e vario, ma che comunque consiglierei per la sua bellezza triste, oscura e trascinante. Difficilmente si trovano dischi così in circolazione ultimamente perciò se vi piace la musica un po’ pesante, un po’ doomy e cantata con più che la voce allora che aspettate correte a comprare questo disco!
 
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