Alternative Grunge Forum

il libro e/o l'autore che porterete sempre con voi

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 4/12/2007, 11:09
Avatar

amministratore forum

Group:
Administrator
Posts:
4,998
Location:
alternativegrunge forum

Status:


premetto non sono uno che legge molto anzi in questi ultimi anni non leggo prorio nulla(tranne riviste x la casa hobbie ecc) e mi rendo conto che è molto sbagliato ....leggere esercita la mente . ;) ..bla :( bla :unsure: bla :wacko: ...insomma avete capito ......voi siete molto piu giovani di me :alienff: (alcuni)alcuni di voi continuano a studiare e pertanto vi capita di sentire e leggere delle nuova cose :( ....vorrei sapere se dovreste scegliere un solo libro da portare con se nella solita isola isolata qual'è questo libro ? e qual'è il vostro autore preferito ??? da scegliere uno solo .............io dico oscar wilde come autore e come libro un libro anzi e un tascabile di E.A. POE racconti del terrore che è molto ironico e mi terra sicuramente compagnia

P.S si vede che non cio un cazzo da fa ;)
 
Web Contacts  Top
view post Posted on 4/12/2007, 11:46
Avatar

Tortured existence

Group:
Administrator
Posts:
5,446
Location:
November hotel

Status:


anch'io portrei un libro di oscar wilde zione! e sicuramente anche uno di charles baudelaire...quell'uomo si che durante gli studi liceali mi ha fatto riflettere molto...continuo ancora a stimarlo!porterei questi due autori con me...è come se fossero collegati tra loro il primo con la critica verso la societa corrotta e il secondo avendone le palle piene di una vita troppo monotona e di una societa troppo corrotta trova evasione grazie a dei rimedi che tutti sappiamo....chi ha detto che il paradiso si raggiunge allo stesso modo degli altri? ci sono vari modi di raggiungerlo cio che importa e arrivarci che ia giusto o sbagliato per gli altri l'importante è che lo sia per noi stessi...cazzo quanto adoro baudelaire!!

anch'io non ho un cazzo da fare ;)
 
Web  Top
†Sliver«~
view post Posted on 5/12/2008, 12:47




Io adoro Lansdale... Certo, non è considerato da tutti un genio, ma quello che nei suoi libri lui ha saputo trasmettermi non ha paragone. Il libro che porterei sull'isola è assolutamente "La Notte del Drive-In". Capolavoro di Lansdale. Libro ironico e particolarmente schietto. Niente mezzi termini. Un libro che va direttamente al punto... Fantastico...
 
Top
gracecornell
view post Posted on 5/12/2008, 14:07




C'è un solo libro che potrei leggere e rileggere per il resto dei miei giorni.
L'ho divorato ben 27 anni fa, quando avevo 20 anni e tutto quello che ho letto dopo è stata una ricerca infruttuosa (ma non inutile!) di qualcosa che mi emozionasse allo stesso modo: è "Un Uomo" di Oriana Fallaci.
 
Top
view post Posted on 5/12/2008, 19:53
Avatar

Dall'esterno le creature volgevano lo sguardo dal maiale all'uomo ... ancora dal maiale all'uomo:ma era già impossibile distinguere l'uno dall'altro

Group:
Member
Posts:
1,450
Location:
Seattle

Status:


Zola - Germinal
 
Top
101North
view post Posted on 5/12/2008, 20:34




Tiziano Terzani, un libro qualsiasi.... rispecchia l'animo del vero viaggiatore ed io mi ci ritrovo al 100%. Lui rappresenta perfettamente lo spirito che ognuno dovrebbe avere quando si intraprende un viaggio, libero da ogni genere di stereotipo e condizionamento con la curiosità di chi vuole conoscere un paese per quello che è veramente, il suo popolo e la sua cultura. E se proprio devo scegliere un titolo, beh... Buona notte Signor Lenin.
 
Top
view post Posted on 6/12/2008, 15:03
Avatar

Dall'esterno le creature volgevano lo sguardo dal maiale all'uomo ... ancora dal maiale all'uomo:ma era già impossibile distinguere l'uno dall'altro

Group:
Member
Posts:
1,450
Location:
Seattle

Status:


a proposito di viaggi..che ne pensate di "nelle terre selvagge" ?
 
Top
101North
view post Posted on 9/12/2008, 00:51




Ho letto sia il libro in inglese che visto il film. Il libro mi è piaciuto di più in quanto, come quasi sempre accade, è molto più descrittivo e accattivante della pellicola. Inoltre non tutto viene descritto per filo e per segno nel film e in certi tratti è un tantino fuorviante. Quello che merita veramente nel film sono i bellissimi paesaggi americani, molti dei quali poco conosciuti, ed io ho praticamente consumato la colonna sonora di Eddie Vedder. Sean Penn è comunque un ottimo regista e Jon Krakauer un gran scrittore. Devo ammettere che entrambi mi hanno fatto venire una grandissima voglia di andare in Alaska, per quanto il viaggiatore tipo Christopher Johnson McCandless, conosciuto anche come Alexander Supertramp, sia ben lontano dall'immagine del viaggiatore che ho, personalmente. In ogni caso è un ottima lettura da viaggio.
 
Top
view post Posted on 9/12/2008, 15:24
Avatar

Dall'esterno le creature volgevano lo sguardo dal maiale all'uomo ... ancora dal maiale all'uomo:ma era già impossibile distinguere l'uno dall'altro

Group:
Member
Posts:
1,450
Location:
Seattle

Status:


il film l'ho trovato stupendo e intenso,,e la colonna sonora è magnifica ,,non mi resta che leggere il libro allora
 
Top
devilord
view post Posted on 9/12/2008, 21:19




C'e ne sarebbero molti pero' scelgo Primo Levi,ed il suo libro "Se questo è un uomo". Un libro che mi appassionato molto e lo consiglierei a chi ovviamente non l'ha ancora letto.
 
Top
nona Tapes
view post Posted on 11/12/2008, 16:24




l'autore che porterò sempre con me è david foster wallace, americano, morto in settembre a soli 46 anni. se avete pazienza, vi consiglio di leggere il suo INFINITE JEST: non so riassumere in breve questo libro, vista la mole e la quantità di contenuti ( vi rimando a wikipedia o altra fonte), ma vi posso assicurare che merita, merita davvero.

vorrei condividere con voi questo discorso che Wallace tenne nel 2005 in occasione della cerimonia di laurea al kenyon college . se avete un po' di tempo, leggetelo tutto. è solo un piccolo esempio della profondità umana e intellettuale di quest'uomo..



Un saluto a tutti e le mie congratulazioni alla classe 2005 dei laureati del Kenyon college. Ci sono due giovani pesci che nuotano uno vicino all’altro e incontrano un pesce più anziano che, nuotando in direzione opposta, fa loro un cenno di saluto e poi dice “Buongiorno ragazzi. Com’è l’acqua?” I due giovani pesci continuano a nuotare per un po’, e poi uno dei due guarda l’altro e gli chiede “ma cosa diavolo è l’acqua?”
È una caratteristica comune ai discorsi nelle cerimonie di consegna dei diplomi negli Stati Uniti di presentare delle storielle in forma di piccoli apologhi istruttivi. La storia è forse una delle migliori, tra le meno stupidamente convenzionali nel genere, ma se vi state preoccupando che io pensi di presentarmi qui come il vecchio pesce saggio, spiegando cosa sia l’acqua a voi giovani pesci, beh, vi prego, non fatelo. Non sono il vecchio pesce saggio. Il succo della storia dei pesci è solamente che spesso le più ovvie e importanti realtà sono quelle più difficili da vedere e di cui parlare. Espresso in linguaggio ordinario, naturalmente diventa subito un banale luogo comune, ma il fatto è che nella trincea quotidiana in cui si svolge l’esistenza degli adulti, i banali luoghi comuni possono essere questioni di vita o di morte, o meglio, è questo ciò che vorrei cercare di farvi capire in questa piacevole mattinata di sole.

Chiaramente, l’esigenza principale in discorsi come questo è che si suppone vi parli del significato dell vostra educazione umanistica, e provi a spiegarvi perché il diploma che state per ricevere ha un effettivo valore sul piano umano e non soltanto su quello puramente materiale. Per questo, lasciatemi esaminare il più diffuso stereotipo nei discorsi fatti a questo tipo di cerimonie, ossia che che la vostra educazione umanistica non consista tanto “nel fornirvi delle conoscenze”, quanto “nell’insegnarvi a pensare”.

Se siete come me quando ero studente, non vi sarà mai piaciuto ascoltare questo genere di cose, e avrete tendenza a sentirvi un po’ insultati dall’affermazione che dobbiate aver bisogno di qualcuno per insegnarvi a pensare, poiché il fatto stesso che siete stati ammessi a frequentare un college così prestigioso vi sembra una dimostrazione del fatto che già sapete pensare. Ma vorrei convincervi che lo stereotipo dell’educazione umanistica in realtà non è per nulla offensivo, perché la vera educazione a pensare, che si pensa si debba riuscire ad avere in un posto come questo, non riguarda affatto la capacità di pensare, ma piuttosto la scelta di cosa pensare. Se la vostra assoluta libertà di scelta su cosa pensare vi sembrasse troppo ovvia per perdere del tempo a discuterne, allora vorrei chiedervi di pensare al pesce e all’acqua, e a mettere tra parentesi anche solo per pochi minuti il vostro scetticismo circa il valore di ciò che è completamente ovvio.

Ecco un’altra piccola storia istruttiva. Ci sono due tizi che siedono insieme al bar in un posto sperduto e selvaggio in Alaska. Uno dei due tizi è credente, l’altro è ateo, e stanno discutendo sull’esistenza di Dio, con quell’intensità particolare che si stabilisce più o meno dopo la quarta birra. E l’ateo dice: “Guarda, non è che non abbia ragioni per non credere. Ho avuto anche io a che fare con quella roba di Dio e della preghiera. Proprio un mese fa mi sono trovato lontano dal campo in una terribile tormenta, e mi ero completamente perso e non riuscivo a vedere nulla, e facevano 45 gradi sotto zero, e così ho provato: mi sono buttato in ginocchio nella neve e ho urlato ‘Oh Dio, se c’è un Dio, mi sono perso nella tormenta, e morirò tra poco se tu non mi aiuterai’.” E a questo punto, nel bar, il credente guarda l’ateo con aria perplessa “Bene, allora adesso dovrai credere” dice, “sei o non sei ancora vivo?” E l’ateo, alzando gli occhi al cielo “Ma no, è successo invece che una coppia di eschimesi, che passava di lì per caso, mi ha indicato la strada per tornare al campo.”

È facile interpretare questa storiella con gli strumenti tipici dell’analisi umanistica: la stessa precisa esperienza può avere due significati totalmente diversi per due persone diverse, avendo queste persone due diversi sistemi di credenze e due diversi modi di ricostruire il significato dall’esperienza. Poiché siamo convinti del valore della tollerenza e della varietà delle convinzioni, in nessun modo la nostra analisi umanistica vorrà affermare che l’interpretazione di uno dei due tizi sia giusta a quella dell’altro falsa o cattiva. E questo va anche bene, tranne per il fatto che in questo modo non si riesce mai a discutere da dove abbiano origine questi schemi e credenze individuali. Voglio dire, da dove essi vengano dall’INTERNO dei due tizi. Come se l’orientamento fondamentale verso il mondo di una persona e il significato della sua esperienza fossero in qualche modo intrinseci e difficilmente modificabili, come l’altezza o il numero di scarpe, o automaticamente assorbiti dal contesto culturale, come il linguaggio. Come se il modo in cui noi costruiamo il significato non fosse in realtà un fatto personale, frutto di una scelta intenzionale. Inoltre, c’è anche il problema dell’arroganza. Il tizio non credente è totalmente certo nel suo rifiuto della possibilità che il passaggio degli eschimesi abbia qualche cosa a che fare con la sua preghiera. Certo, ci sono un sacco di credenti che appaiono arroganti e anche alcune delle loro interpretazioni. E sono probabilmente anche peggio degli atei, almeno per molti di noi. Ma il problema del credente dogmatico è esattamente uguale a quello del non credente: una certezza cieca, una mentalità chiusa che equivale a un imprigionamento così totale che il prigioniero non si accorge nemmeno di essere rinchiuso.

Il punto che vorrei sottolineare qui è che credo che questo sia una parte di ciò che vuole realmente significare insegnarmi a pensare. A essere un po’ meno arrogante. Ad avere anche solo un po’ di coscienza critica su di me e le mie certezze. Perché una larga percentuale di cose sulle quali tendo a essere automaticamente certo risulta essere totalmente sbagliata e deludente. Ho imparato questo da solo e a mie spese, e così immagino sarà per voi una volta laureati.

Ecco un esempio della totale falsità di qualche cosa su cui tendo ad essere automaticamente sicuro: nella mia esperienza immediata, tutto tende a confermare la mia profonda convinzione che io sia il centro assoluto dell’universo, la più reale e vivida e importante persona che esista. Raramente pensiamo a questa specie di naturale, fondamentale egocentrismo, perché è qualche cosa di socialmente odioso. Ma in effetti è lo stesso per tutti noi. È la nostra configurazione di base, codificata nei nostri circuiti fin dalla nascita. Pensateci: non c’è nessuna esperienza che abbiate fatto di cui non ne siate il centro assoluto. Il mondo, così come voi lo conoscete, è lì davanti a VOI o dietro di VOI, o alla VOSTRA sinistra o alla VOSTRA destra, sulla VOSTRA TV o sul VOSTRO schermo. E così via. I pensieri e i sentimenti delle altre persone devono esservi comunicati in qualche modo, ma i vostri sono così immediati, urgenti, reali.

Adesso vi prego di non pensare che io voglia farvi una lezione sulla compassione o la sincerità o altre cosiddette “virtù”. Il problema non è la virtù. Il problema è di scegliere di fare il lavoro di adattarsi e affrancarsi dalla configurazione di base, naturale e codificata in noi, che ci fa essere profondamente e letteralmente centrati su noi stessi, e ci fa vedere e interpretare ogni cosa attraverso questa lente del sé. Le persone che riescono ad adattare la loro configurazione di base sono spesso descritti come “ben adattati”, che credo non sia un termine casuale.
Considerando la trionfale cornice accademica in cui siamo, viene spontaneo porsi il problema di quanto di questo lavoro di autoregolazione della nostra configurazione di base coinvolga conoscenze effettive e il nostro stesso intelletto. Questo problema è veramente molto complicato. Probabilmente la più pericolosa conseguenza di un’educazione accademica, almeno nel mio caso, è che ha permesso di svilupparmi verso della roba super-intellettualizzata, di perdermi in argomenti astratti dentro la mia testa e, invece di fare semplicemente attenzione a ciò che mi capita sotto al naso, fare solo attenzione a ciò che capita dentro di me.
Come saprete già da un pezzo, è molto difficile rimanere consapevoli e attenti, invece di lasciarsi ipnotizzare dal monologo costante all’interno della vostra testa (potrebbe anche stare succedendo in questo momento). Vent’anni dopo essermi laureato, sono riuscito lentamente a capire che lo stereotipo dell’educazione umanistica che vi “insegna a pensare” è in realtà solo un modo sintentico per esprimere un’idea molto piu significativa e profonda: “imparare a pensare” vuol dire in effetti imparare a esercitare un qualche controllo su come e cosa pensi. Significa anche essere abbastanza consapevoli e coscienti per scegliere a cosa prestare attenzione e come dare un senso all’esperienza. Perché, se non potrete esercitare questo tipo di scelta nella vostra vita adulta, allora sarete veramente nei guai. Pensate al vecchio luogo comune della “mente come ottimo servitore, ma pessimo padrone”. Questo, come molti luoghi comuni, così inadeguati e poco entusiasmanti in superficie, in realtà esprime una grande e terribile verità. Non a caso gli adulti che si suicidano con armi da fuoco quasi sempre si sparano alla testa. Sparano al loro pessimo padrone. E la verità è che molte di queste persone sono in effetti già morte molto prima di aver premuto il grilletto.

E vi dico anche quale dovrebbe essere l’obiettivo reale su cui si dovrebbe fondare la vostra educazione umanistica: come evitare di passare la vostra confortevole, prosperosa, rispettabile vita adulta, come dei morti, incoscienti, schiavi delle vostre teste e della vostra solita configurazione di base per cui “in ogni momento” siete unicamente, completamente, imperiosamente soli. Questo potrebbe suonarvi come un’iperbole o un’astrazione senza senso. Cerchiamo di essere concreti. Il fatto puro e semplice è che voi laureati non avete ancora nessun’idea di cosa “in ogni momento” significhi veramente. Questo perché nessuno parla mai, in queste cerimonie delle lauree, di una grossa parte della vita adulta americana. Questa parte include la noia, la routine e la meschina frustrazione. I genitori e i più anziani tra di voi sapranno anche troppo bene di cosa sto parlando.

Tanto per fare un esempio, prendiamo una tipica giornata da adulto, e voi che vi svegliate la mattina, andate al vostro impegnativo lavoro da colletto-bianco-laureato-all’università, e lavorate duro per otto o dieci ore, fino a che, alla fine della giornata, siete stanchi e anche un po’ stressati e tutto ciò che vorreste sarebbe di tornarvene casa, godervi una bella cenetta e forse rilassarvi un po’ per un’oretta, per poi ficcarvi presto nel vostro letto perché, evidentemente, dovrete svegliarvi presto il giorno dopo per ricominciare tutto da capo. Ma, a questo punto, vi ricordate che non avete nulla da mangiare a casa. Non avete avuto tempo di fare la spesa questa settimana a causa del vostro lavoro così impegnativo, per cui, uscendo dal lavoro, dovete mettervi in macchina e guidare fino al supermercato. È l’ora di punta e il traffico è parecchio intenso. Per cui per arrivare al supermercato ci mettete moltissimo tempo, e quando finalmente arrivate, lo trovate pieno di gente, perché naturalmente è proprio il momento del giorno in cui tutti quelli che lavorano come voi cercano di sgusciare in qualche negozio di alimentari. E il supermercato è disgustosamente illuminato e riempito con della musica di sottofondo abbrutente o del pop commerciale, ed è proprio l’ultimo posto in cui vorreste essere, ma non potete entrare e uscire rapidamente, vi tocca vagare su e giù tra le corsie caotiche di questo enorme negozio super-illuminato per trovare la roba che volete e dovete manovrare con il vostro carrello scassato nel mezzo delle altre persone, anche loro stanche e di fretta come voi, con i loro carrelli (eccetera, eccetera, ci dò un taglio poiché è una cerimonia piuttosto lunga) e alla fine riuscite a raccogliere tutti gli ingredienti della vostra cena, e scoprite che non ci sono abbastanza casse aperte per pagare, anche se è l’ora-di-punta-di-fine-giornata. Cosi la fila per pagare è incredibilmente lunga, che è una cosa stupida e che vi fa arrabbiare. Ma voi non potete sfogare la vostra frustrazione sulla povera signorina tutta agitata alla cassa, che è superstressata da un lavoro la cui noia quotidiana e insensatezza supera l’immaginazione di ognuno di noi qui in questa prestigiosa Università.

Ma in ogni modo, finalmente arrivate in fondo a questa fila, pagate per il vostro cibo, e vi viene detto “buona giornata” con una voce che è proprio la voce dell’oltretomba. Quindi dovete portare quelle orrende, sottili buste di plastica del supermercato nel vostro carrello con una ruota impazzita che spinge in modo esasperante verso sinistra, di nuovo attraverso il parcheggio affollato, pieno di buche e di rifiuti, e guidare verso casa di nuovo attraverso il traffico dell’ora di punta, lento, intenso, pieno di SUV, ecc.

A tutti noi questo è capitato, certamente. Ma non è ancora diventato parte della routine della vostra vita effettiva di laureati, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, anno dopo anno. Ma lo sarà. E inoltre ci saranno tante altre routine apparentemente insignificanti, noiose e fastidiose. Ma non è questo il punto. Il punto è che è proprio con stronzate meschine e frustranti come questa che interviene la possibilità di scelta. Perché il traffico e le corsie affollate del supermercato e la lunga coda alla cassa mi danno il tempo di pensare, e se io non decido in modo meditato su come pensare e a cosa prestare attenzione, sarò incazzato e infelice ogni volta che andrò a fare la spesa. Perché la mia naturale configurazione di base è la certezza che situazioni come questa riguardino solo me. La MIA fame e la MIA stanchezza e il MIO desiderio di andarmene a casa, e mi sembrerà che ogni altra persona al mondo stia lì ad ostacolarmi. E chi sono poi queste persone che mi ostacolano? E guardate come molti di loro sono repellenti, e come sembrano stupidi e bovini e con gli occhi spenti e non-umani nella coda alla cassa, o anche come è fastidioso e volgare che le persone stiano tutto il tempo a urlare nei loro cellulari mentre sono nel mezzo della fila. E guardate quanto tutto ciò sia profondamente e personalmente ingiusto.

Oppure, se la mia configurazione di base è più vicina alla coscienza sociale e umanistica, posso passare un bel po’ di tempo nel traffico di fine giornata a essere disgustato da tutti quei grossi, stupidi SUV e Hummers e furgoni con motori a 12 valvole, che bloccano la strada e consumano il loro costoso, egoistico serbatoio da 40 galloni di benzina, e posso anche soffermarmi sul fatto che gli adesivi patriottici e religiosi sembrano essere sempre sui veicoli più grandi e più disgustosamente egoisti, guidati dai più brutti, più incoscienti e aggressivi dei guidatori. (Attenzione, questo è un esempio di come NON bisogna pensare…) E posso pensare che i figli dei nostri figli ci disprezzeranno per aver sprecato tutto il carburante del futuro e avere probabilmente fottuto il clima, e che noi tutti siamo viziati e stupidi ed egoisti e ripugnanti, e che la moderna civiltà dei consumi faccia proprio schifo, e così via.

Avete capito l’idea.

Se scelgo di pensare in questo modo in un supermercato o sulla superstrada, va bene. Un sacco di noi lo fanno. Tranne che il fatto di pensare in questo modo diventa nel tempo così facile e automatico che non è più nemmeno una vera scelta. Diventa la mia configurazione di base. È questa la modalità automatica in cui vivo le parti noiose, frustranti, affollate della mia vita da adulto, quando sto operando all’interno della convinzione automatica e inconscia di essere il centro del mondo, e che i miei bisogni e i miei sentimenti prossimi sono ciò che determina le priorità del mondo intero.

In realtà, naturalmente, ci sono molti modi diversi di pensare in questo tipo di situazioni. Nel traffico, con tutte queste macchine ferme e immobili davanti a me, non è impossibile che una delle persone nei SUV abbia avuto un orribile incidente d’auto nel passato, e adesso sia cosi terrorizzata dal guidare che il suo terapista le ha ordinato di prendere un grosso e pesante SUV, così che possa sentirsi abbastanza sicura quando guida. O che quell’Hummer che mi ha appena tagliato la strada sia forse guidato da un padre il cui figlio piccolo è ferito o malato nel sedile accanto a lui, e stia cercando di portarlo in ospedale, ed abbia quindi leggitimamente molto più fretta di me: in effetti sono io che blocco la SUA strada.

Oppure posso sforzarmi di considerare la possibilità che tutti gli altri nella fila alla cassa del supermercato siano stanchi e frustrati come lo sono io, e che alcune di queste persone probabilmente abbiano una vita molto più dura, noiosa e dolorosa della mia.

Di nuovo, vi prego di non pensare che vi stia dando dei consigli morali, o vi stia dicendo che dovreste pensare in questo modo, o che qualcuno si aspetta da voi che lo facciate. Perché è difficile. Richiede volontà e fatica, e se voi siete come me, in certi giorni non sarete capaci di farlo, o più semplicemente non ne avrete voglia.

Ma molte altre volte, se sarete abbastanza coscienti da darvi la possibilità di scegliere, voi potrete scegliere di guardare in un altro modo a questa grassa signora super-truccata e con gli occhi spenti che ha appena sgridato il suo bambino nella coda alla cassa. Forse non è sempre così. Forse è stata sveglia per tre notti di seguito tenendo la mano del marito che sta morendo di un cancro alle ossa. O forse questa signora è l’impiegata meno pagata della motorizzazione, che proprio ieri ha aiutato vostra moglie a risolvere un orribile e snervante problema burocratico con alcuni piccoli atti di gentilezza amministrativa.

Va bene, nessuno di questi casi è molto probabile, ma non è nemmeno completamente impossibile. Dipende da cosa volete considerare. Se siete automaticamente sicuri di sapere cos’è la realtà, e state operando sulla base della vostra configurazione di base, allora voi, come me, probabilmente non avrete voglia di considerare possibilità che non siano fastidiose e deprimenti. Ma se imparate realmente a concentrarvi, allora saprete che ci sono altre opzioni possibili. Avrete il potere di vivere una lenta, calda, affollata esperienza da inferno del consumatore, e renderla non soltanto significativa, ma anche sacra, ispirata dalle stesse forze che formano le stelle: amore, amicizia, la mistica unità di tutte le cose fuse insieme. Non che la roba mistica sia necessariamente vera. La sola cosa che è Vera con la V maiuscola è che sta a voi decidere di vederlo o meno.

Questa, credo, sia la libertà data da una vera educazione, di poter imparare ad essere “ben adattati”. Voi potrete decidere con coscienza che cosa ha significato e che cosa non lo ha. Potrete scegliere in cosa volete credere. Ed ecco un’altra cosa che può sembrare strana, ma che è vera: nella trincea quotidiana in cui si svolge l’esistenza degli adulti non c’è posto per una cosa come l’ateismo. Non è possibile non adorare qualche cosa. Tutti credono. La sola scelta che abbiamo è su che cosa adorare. E forse la più convincente ragione per scegliere qualche sorta di dio o una cosa di tipo spirituale da adorare – sia essa Gesù Cristo o Allah, sia che abbiate fede in Geova o nella Santa Madre Wicca, o nelle Quattro Nobili Verità, o in qualche inviolabile insieme di principi etici – è che praticamente qualsiasi altra cosa in cui crederete finirà per mangiarvi vivo. Se adorerete il denaro o le cose, se a queste cose affiderete il vero significato della vita, allora vi sembrerà di non averne mai abbastanza. È questa la verità. Adorate il vostro corpo e la bellezza e l’attrazione sessuale e vi sentirete sempre brutti. E quando i segni del tempo e dell’età si cominceranno a mostrare, voi morirete un milione di volte prima che abbiano ragione di voi. Ad un certo livello tutti sanno queste cose. Sono state codificate in miti, proverbi, luoghi comuni, epigrammi, parabole, sono la struttura di ogni grande racconto. Il trucco sta tutto nel tenere ben presente questa verità nella coscienza quotidiana.
Adorate il potere, e finirete per sentirvi deboli e impauriti, e avrete bisogno di avere sempre più potere sugli altri per rendervi insensibili alle vostre proprie paure. Adorate il vostro intelletto, cercate di essere considerati intelligenti, e finirete per sentirvi stupidi, degli impostori, sempre sul punto di essere scoperti. Ma la cosa insidiosa di queste forme di adorazione non è che siano cattive o peccaminose, è che sono inconsce. Sono la configurazione di base.

Sono forme di adorazione in cui scivolate lentamente, giorno dopo giorno, diventando sempre più selettivi su quello che volete vedere e su come lo valutate, senza essere mai pienamente consci di quello che state facendo.

E il cosiddetto “mondo reale” non vi scoraggerà dall’operare con la configurazione di base, poiché il cosiddetto “mondo reale” degli uomini e del denaro e del potere canticchia allegramente sul bordo di una pozza di paura e rabbia e frustrazione e desiderio e adorazione di sé. La cultura contemporanea ha imbrigliato queste forze in modo da produrre una ricchezza straordinaria e comodità e libertà personale. La libertà di essere tutti dei signori di minuscoli regni grandi come il nostro cranio, soli al centro del creato. Questo tipo di libertà ha molti lati positivi. Ma naturalmente vi sono molti altri tipi di libertà, e del tipo che è il più prezioso di tutti, voi non sentirete proprio parlare nel grande mondo esterno del volere, dell’ottenere e del mostrarsi. La libertà del tipo più importante richiede attenzione e consapevolezza e disciplina, e di essere veramente capaci di interessarsi ad altre persone e a sacrificarsi per loro più e più volte ogni giorno in una miriade di modi insignificani e poco attraenti.

Questa è la vera libertà. Questo è essere istruiti e capire come si pensa. L’alternativa è l’incoscienza, la configurazione di base, la corsa al successo, il senso costante e lancinante di aver avuto, e perso, qualcosa di infinito.

Lo so che questa roba probabilmente non vi sembrerà molto divertente o ispirata, come un discorso per questo di genere di cerimonie dovrebbe sembrare. In questo consiste però, per come la vedo io, la Verità con la V maiuscola, scrostata da un sacco di stronzate retoriche. Certamente, siete liberi di pensare quello che volete di tutto questo. Ma per favore non scartatelo come se fosse una sermone ammonitorio alla Dr. Laura. Niente di questa roba è sulla morale o la religione o il dogma o sul grande problema della vita dopo la morte. La Verità con la V maiuscola è sulla vita PRIMA della morte. È sul valore reale di una vera istruzione, che non ha quasi nulla a che spartire con la conoscenza e molto a che fare con la semplice consapevolezza, consapevolezza di cosa è reale ed essenziale, ben nascosto, ma in piena vista davanti a noi, in ogni momento, per cui non dobbiamo smettere di ricordarci più e più volte: “Questa è acqua, questa è acqua.”

È straordinariamente difficile da fare, rimanere coscienti e consapevoli nel mondo adulto, in ogni momento. Questo vuol dire che anche un altro dei grandi luoghi comuni finisce per rivelarsi vero: la vostra educazione è realmente un lavoro che dura tutta la vita. E comincia ora.

Auguro a tutti una grossa dose di fortuna.
 
Top
NiKy In ChAiNs
view post Posted on 16/2/2009, 22:23




Io mi porterei dietro tutti (o quasi) i miei libri preferiti: "Il Ritratto di Dorian Gray" del mitico Oscar, "Dracula" di Stoker, Into the Wild,"I Fiori del Male" di Baudelaire,"Cime Tempestose" della Bronte e "Shining" di Stephen King.

A proposito di Baudelaire, nessuno di voi l'ha letto o a qualcuno piace? Perché volevo farvi notare una somiglianza:
"Spider moving up your wall
To the ceiling he slowly crawls
Weaves a web above your bed
Egg that cracks falls on your head"
(No Wrong, No Right-Soundgarden)

"Quando la pioggia, sciorinando i suoi interminabili nastri,
imita le sbarre d'un vasto carcere, e un muto popolo
d'immondi ragni viene a tender le sue reti nel nostro cervello"
(Spleen/Quando il cielo bassoe pesante-Baudelaire)

Io non so voi, ma quest'uomo mi sembra uno spirito grunge XD altro che dark
 
Top
view post Posted on 25/2/2009, 13:42
Avatar

Seattle Maniac

Group:
Member
Posts:
1,227

Status:


Beh ne ho letti talmente tanti di belli...

ma quelli che, a memoria, ricordo mi siano piaciuti veramente TANTISSIMO sono:

- RIMINI di Pier Vittorio Tondelli
- CECITA' di Josè Saramago
- LO STRANIERO di Albert Camus
- STAGIONI DIVERSE di Stephen King (contiene i racconti dai quali han tratto le ali della libertà, stand by me e l'allievo... Sticazzi!)
- UTO di Andrea de Carlo
- Bastogne di Enrico Brizzi

Mi fermo :)
 
Web  Top
view post Posted on 26/3/2009, 15:31
Avatar

Tortured existence

Group:
Administrator
Posts:
5,446
Location:
November hotel

Status:


image


Raccoglie le memorie d'infanzia del famoso ingegnere-filosofo: una serie di fotografie d'epoca, un po' sbiadite, con i ricordi umoristici e nostalgici dei personaggi che hanno segnato i suoi primi anni di vita, e insieme la storia e i costumi di una famiglia napoletana dei primi anni del secolo scorso.
 
Web  Top
roh_88
view post Posted on 16/6/2010, 10:02




io porterei uno qualsiasi di Pino Cacucci, e vi consiglio molto "In ogni caso nessun rimorso", la storia dell'anarchico Jules Bonnot. Riporto quanto scritto sul sito feltrinelli.

"In breve
La biografia del rapinatore che fece tremare i parigini d'inizio secolo, ricostruita con sapienza documentaria, ritmo e passione. A Jules Bonnot, operaio, autista di Conan Doyle, e amante dell'automobile (il primo ad usarla durante le rapine), poi anarchico sanguinario, l'autore oppone il commissario Jouin, vicecapo della Sureté. Lungo il cammino emergono molti altri personaggi, dallo stesso Doyle agli amici della banda.

Il libro
"Avevo il diritto di viverla, quella felicità. Non me lo avete concesso. E allora, è stato peggio per me, peggio per voi, peggio per tutti... Dovrei rimpiangere cio' che ho fatto? Forse. Ma non ho rimorsi. Rimpianti sì, ma in ogni caso nessun rimorso..." Così scrive su un quaderno a quadretti, prima di essere colpito a morte dalla polizia, Jules Bonnot, il nemico pubblico di Parigi nei primi anni del secolo, geniale rapinatore, appassionato di auto e motori, capo di una banda di anarchici sanguinari che terrorizzarono la Francia e fecero scattare una feroce repressione antiproletaria. Pino Cacucci ricostruisce con sapienza documentaria, ritmo e amore la biografia davvero singolare di Bonnot, operaio, soldato, autista nientemeno che del creatore di Sherlock Holmes, Sir Arthur Conan Doyle; e poi il sogno di una felicità rabbiosa da lungo tempo accarezzata che lo trasforma nel primo rapinatore ad usare le automobili e nell'anarchico convinto di dover colpire la società borghese senza mezze misure, creando il caos, facendo più rumore possibile, rischiando il tutto per tutto. Eroe tragicamente romantico, Jules Bonnot esce dalle pagine di questo romanzo come un sognatore ferito a cui fanno corona i molti personaggi, ugualmente memorabili, che hanno incrociato il suo cammino."

Altro libro per me fondamentale, è Cecità di Saramago, che ho visto che qualcuno ha già citato..un capolavoro, e anche il film non è male
 
Top
15 replies since 4/12/2007, 11:09   146 views
  Share