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Pete Townshend: ieri, oggi e sempre The Who, "Amazing Journey

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view post Posted on 10/12/2007, 10:23
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Intervista con il celebre chitarrista, in occasione dell'uscita di un doppio DVD dedicato alla band



Esce il 12 dicembre "Amazing Journey: The story of The Who", la biografia video, in doppio DVD, del leggendario gruppo rock, raccontata dalle parole degli stessi protagonisti, con materiali inediti e rarissimi, perle live, interviste esclusive ai membri storici del gruppo (Townshend e Daltrey) e testimonianze di icone della musica come Sting, The Edge degli U2, Eddie Vedder dei Pearl Jam, Oasis, Metallica, che evidenziano quanto profonda sia stata l’influenza della band su tutto il rock successivo.
In occasione di quello che si preannuncia come un vero e proprio evento, abbiamo avuto il privilegio di rivolgere alcune domande, in esclusiva a Pete Townshend, chitarrista, mente e anima della band londinese.


Mr. Townshend, gli Who sono stati tra i precursori delle reunion musicali. Nel 2007, l'anno delle reunion, come si spiega la decisione di così tante band (Police, Genesis, Led Zeppelin, ma anche ... Take That e Spice Girls...) di tornare a suonare insieme? E soprattutto l'enorme successo di molte di loro?

Non ho molto da dire sui reunion tours. Sarei anche stato contento di non suonare mai più con gli Who dopo il 1982, l'anno in cui ho lasciato il gruppo. Ma sia Roger che John che, naturalmente, i nostri vecchi fans hanno fatto molta pressione in questo senso. Adesso però abbiamo nuovi fans ed è completamente diverso. Credo che il pubblico giovane, oggi, attraversi talmente tanta musica, così velocemente che ad un certo punto tornano alla storia e vogliono vedere i musicisti più vecchi in carne ed ossa. Quando io ero giovane volevo vedere Chuck Berry, Jimmy Reed e John Lee Hooker. Ma purtroppo molti dei grandi musicisti R&B che adoravo sono morti o si sono ritirati dalle scene. Il che mi rende triste.



Nell'epoca dei download digitali, dell'acquisto parcellizzato degli album attraverso Internet, che permette agli utenti/ascoltatori/fans di scegliere quali singoli brani comprare da un CD, pensa che l'idea di un concept album o di un'opera rock, come Tommy o Quadrophenia sia ancora possile o quantomeno realistica?

E chi se ne importa se è realistico o meno? Non è mai stato realistico. I critici hanno sempre storto sarcasticamente il naso alle mie ambizioni concettuali. Ma se volevo farlo lo facevo. E ancora mi piace farlo. E comunque penso ci sia sempre una storia dietro a ogni gruppo di canzoni.

Lei è sempre stato considerato uno dei principali intellettuali e teorici di rock. Si è sempre sentito a suo agio con questa reputazione?

Sì. Perché dovrei lasciare il pesiero, la riflessione ai critici musicali che non sono capaci di suonare, non sono mai stati di fronte ad un pubblico e non pagano per la musica che ascoltano?



Lei e gli Who siete fra gli artisti che hanno esercitato la maggiore influenza nella musica rock. La vostra influenza, in particolare, è stata capace di toccare quasi tutti i generi della musica moderna: pop, rock, punk, progressive... per non parlare di quanto il movimento MOD vi idolatri. Com'è possibile, secondo lei, che musicisti di stili tanto diversi abbiano tutti trovato ispirazione e subìto la fascinazione della vostra musica?

Noi abbiamo sempre fatto 'da specchio'. Questa è la risposta. Se un artista rispecchia accuratamente il suo pubblico è probabile che le esperienze che quel pubblico fa, nella vita, siano cicliche e ritornino. Questo è quello che è successo per gli Who. Noi abbiamo fatto da specchio ai nostri coetanei, poi ai nostri fans più giovani, ed ora la cosa si ripete ancora ed ancora.



Ci sono delle band o dei musicisti che lei considera, oggi, vostri eredi artistici?

Ce ne sono centinaia. Alcuni dei loro nomi potrebbero sorprenderla. Sento Sufjan Stevens e Sigur Ros molto vicini a me; sperimentano come ho sperimentato io. Percepisco una modalità di approccio strumentale simile alla mia (cosa che ho condiviso con Roger McGuinn), in gente come Abba, Oasis, La’s ecc...



Mr. Townshend, il suo attivismo anti-droga e il suo impegno a favore di questa causa sono ben noti. Peraltro Gli Who hanno pagato un prezzo molto alto per certe esperienze... Tuttavia oggi più che mai un sacco di musicisti paiono raggiungere la notorietà più per i loro abusi di stupefacenti e tentativi di disintossicazione che per il loro lavoro. Un suo commento?

Io non sono 'anti droga'. Quando ho lasciato gli Who, nel 1982, sono stato tirato dentro una campagna anti-eroina. Il che era sciocco. Oggi quello che mi interessa è la certezza che, quando droga o alcohol danneggiano una persona, l'aiuto sia a portata di mano. Per quanto riguarda la disintossicazione, se sei stato in 'rehab', se ti sei disintossicato, non sei 'guarito' dalla dipendenza. Perché non c'è una cura. C'è da lavorare giorno dopo giorno per restare puliti.

...Molte celebrities pensano di non essere come tutti gli altri in questo. Io lo pensavo. Quindi so com'è. Se qualcuno di loro volesse parlare con me di tossicodipendenza, sarei felice di farlo, ma non farei sermoni, né gli direi cosa deve fare. La disintossicazione è un modo che abbiamo per uscire dalla dipendenza. La dipendenza è più simile ad un disturbo mentale e dell'anima che a mancanza di volontà e tuttavia implica un problema morale - che non è tanto questione di autostima (che spesso rende un artista uno di successo) quanto di rispetto di sé. Io ho dovuto decidere in che modo cambiare il mio mondo. E non sarei stato capace di restare pulito se fossi rimasto negli Who. E sono in grado di tornare con gli Who, oggi, perché sono stato pulito per così tanto tempo.



Qualcun ha detto che le recenti dichiarazioni di Roger Daltry sottintendono che lei stia lavorando a nuovo materiale per il gruppo. C'è del vero?

No. Ho detto a Roger che sto scrivendo delle canzoni e che non appena ne avessi scritta qualcuna che avrebbe potuto piacergli, sarebbe stato il primo ad ascoltarla. Nient'altro.



Q Magazine, nel numero del settembre 2002 ha incluso gli Who nelle "50 band da vedere prima di morire". Ora, io che ho perso il concerto all'Arena di Verona dello scorso giugno, posso ancora sperare di morire dopo avervi visto suonare? In altre parole, manterrete la promessa di tornare presto in Italia?

Verona è stata - per me - una delle esperienze più meravigliose della mia carriera. Il pubblico è stato generoso, leale, fedele e gentile quando Roger perse la voce (e la baldanza) dopo un diluvio. Non vedo l'ora di tornarci. E credo lo faremo nel nostro prossimo tour europeo. Che posto splendido!



Se io dico "C.S.I." qual è la prima cosa che le viene in mente?

Lame di rasoio. Mai la mia musica è stata adattata così spesso ed in maniera così precisa e intelligente da far passare in meno di 30 secondi un pezzo di musica (Baba O Riley) che durava, originariamente, 15 minuti.



http://dailymotion.alice.it/video/x3oaf2_t...o-promo-dvd_fun
 
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