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Ricchi e poveri

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ignazioo
icon1  view post Posted on 11/2/2019, 18:37




La scienza della disuguaglianza ci spiega perché grandi differenze di reddito sono dannose per la società, per la salute e persino per l’ambiente
Se il sogno americano
diventa un incubo
Disparità economiche esagerate tolgono qualsiasi opportunità ai poveri e danno troppo potere ai ricchiE passato un quarto di secolo ..partendo per la 1 volta per un viaggio fuori dall'europa ero afacciato avido al finestrino dell’aereo che stava per atterrare a Johannesburg. Le lu-ci radenti dell’alba rischiaravano il Suda-frica che da tre mesi aveva eletto presiden-te Nelson Mandela. Abbagliato dai riflessi dorati che venivano da terra, mi ci volle un po’ per capire che si specchiavano su due diverse superficie: in parte venivano dalle piscine delle ville ordinate dei quartieri re-sidenziali; in parte dai tetti di lamiera delle township dove la popolazione nera era sta-ta confinata durante l’apartheid.
Quel giorno per la prima volta mi trovai sotto gli occhi la spropositata distanza so-cioeconomica tra ricchi, molto ricchi, a vol-te smisuratamente ricchi, e poveri ridotti in miseria, privi di qualsiasi potere d’acquisto. Sotto la fusoliera sfilavano fianco a fianco, separate dal nastro d’asfalto di una strada, le sontuose dimore dei mercanti di diamanti e le baracche di chi viveva con un reddito di meno di un dollaro al giorno.
È il capitalismo, bellezza, direbbe qual-cuno. Ma è sempre più chiaro che un’ec-cessiva disuguaglianza economica è nega-tiva. Non solo per la società, ma anche per la salute e persino per l’ambiente.
L’esempio più lampante viene dagli Sta-ti Uniti, che secondo molti indicatori han-no il più alto livello di disuguaglianza tra i paesi sviluppati. Come scrive Joseph Sti-glitz, premio Nobel per l’economia nel f 2001, a pagina 38, i tre statunitensi più ric-chi possiedono una ricchezza pari al 50 per cento meno agiato. E se da una parte questa è la conseguenza estrema del sogno americano, dall’altra significa che tre so-le persone hanno quanto i 160 milioni me-
o abbienti, o giù di lì. Di più: negli ultimi quarant’anni la quota di reddito dello 0,1 per cento più ricco è quadruplicata e quel-la dell’1 per cento è raddoppiata. Per il 90 per cento dei salari più bassi è diminuita.
Così vacilla anche la retorica dell’ameri-can dream, perché per i poveri è sempre più difficile emergere dalla povertà. Un esem-pio su tutti, negli Stati Uniti – salvo un certo numero di studenti meritevoli – l’accesso al-le migliori università è impensabile per chi non provenga da famiglie molto benestanti. Sono sempre di più gli studenti che ricorro-no al prestito d’onore, che restituiranno – si presume – una volta trovato un impiego. Ma l’età a cui riescono a rifonderlo è sempre più avanzata, quando ci riescono.
Quanto alla salute, Robert Sapolski sot-tolinea come la disuguaglianza socioecono-mica sia un fattore rilevante, ma non è tutto. «La valutazione di come le persone percepi-scono il proprio benessere rispetto a quello degli altri – prosegue – è un indicatore di sa-lute o malattia almeno altrettanto valido di qualsiasi misurazione oggettiva, come il li-vello di reddito». E sotto questo profilo psi-cologico, forse, non siamo poi così diversi dagli Stati Uniti, anche se il nostro sistema sanitario pubblico offre un maggiore acces-so alle cure anche agli indigenti.
È da leggere con attenzione, questo dos-sier sulla disuguaglianza. Perché se da una parte le differenze di reddito possono es-sere uno stimolo individuale alla crescita, è sempre più chiaro che disparità esage-rate tolgono qualsiasi opportunità ai po-veri e danno troppo potere ai ricchi. Che a loro volta lo pagano a caro prezzo. A Jo-hannesburg, intorno a quelle ville, c’erano le guardie all’ingresso, e alti muri di cinta bordati di filo spinato.
 
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